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Giù le mani dalle pensioni

Di Virgilio Conti

Direttore,

ti sottopongo questo mio appello sulle pensioni, le “oneste” pensioni, quelle:

– da qualche migliaio di euro mensili, a tre zeri per capirci
– frutto di contributi versati per trenta o quarant’anni
– differite in quanto ieri versate ed oggi riscosse
– “congelate” dagli ultimi governi
– di bonus o supplementi vari (lavoro, bebè, giovani, povertà, ecc.)
– gravate per un terzo del lordo da tre imposizioni IRPEF

le quali hanno poco a che vedere, fatte le doverose distinzioni di fascia e livello, con certi vitalizi, rendite e pensioni frutto di diabolici automatismi, di furberie istituzionali, di false documentazioni, di assurdi privilegi e di anacronistici corporativismi.

La Consulta dichiarò anticostituzionale il blocco della perequazione automatica introdotto dal governo Monti/Fornero ma ciò non bastò a ripristinare la rivalutazione annuale che, quantunque bassa, garantiva quel minimo aggancio al costo della vita che invece da parecchi anni si è perso provocando, di fatto, una riduzione del potere di acquisto.

Il tanto sbandierato “Bonus Poletti” si è rivelato, fin dal nome improprio, un riprovevole gran pasticcio di diritti negati ai pensionati e contestuale, preoccupante inottemperanza di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. E successivamente lo stesso governo Renzi ha riproposto o rinnovato il blocco perequativo per ulteriori due anni: in altre parole queste pensioni sono ferme da quasi un decennio!

Queste disposizioni hanno umiliato e scontentato quei cittadini, ex lavoratori, e si sono rivelate irrispettose delle deliberazioni dei Giudici della Consulta, dei pronunciamenti dei Tribunali del Lavoro, del pensiero di autorevoli giuslavoristi e del sempre infallibile buon senso della gente.

Consideriamo poi che:

– chi ha versato i contributi INPS ha sempre pagato le tasse;
– le pensioni italiane “versate” sono le più tassate d’Europa: pare che un nostro pensionato medio (1500€/lordi mese) versa ogni anno 4mila euro al fisco, uno spagnolo 1836 €, un inglese 1391 €, un francese 1005 €, e un tedesco solo 39 €;
– le generiche motivazioni addotte dal Ministro Padoan circa il presunto effetto positivo sui conti pubblici della deindicizzazione delle pensioni non giustificano il disconoscimento dei diritti economici dei pensionati;
– i “sacrifici di Stato” devono essere frutto della fiscalità generale cioè coinvolgere tutti i soggetti aventi obblighi fiscali e non soltanto i pensionati;
– i quattrini necessari a sistemare i conti dello Stato vanno cercati, individuati e presi nelle puzzolenti pieghe dell’evasione fiscale, della corruzione, degli sperperi, ecc.

Come è possibile, mi chiedo,  che in questo nostro bel paese la gente per bene debba continuamente ricorrere alle carte bollate mentre malaffare, giungla retributiva e sprechi pubblici di ogni genere, dilagano contribuendo al degrado generale ed allo svuotamento delle casse statali? A proposito di casse poi, perché non separare le uscite INPS dei sussidi di sostegno e assistenza sociale dai pagamenti delle pensioni/retribuzioni differite?

Nonostante il deprimente scenario rappresentato voglio però manifestare fiducia e indirizzare un plauso a quella parte d’Italia onesta, competente e lavoratrice.

Una letteratura giurisprudenziale sempre più ricca di sentenze e ordinanze che si vanno trasversalmente moltiplicando a favore dello sblocco della perequazione, una presa di coscienza generale e tanti ricorsi presentati in materia non fanno che accrescere una fiduciosa attesa nella Giustizia, con la speranza che anche la Politica, una nuova Politica, voglia e sappia fare la sua parte.

Il ripristino dell’indicizzazione e il rimborso delle trattenute sottendono l’auspicio di riconsegnare ai pensionati fin qui penalizzati denaro, diritti e dignità, favorendo il ristabilimento della legalità ed il riavvicinamento dei cittadini allo Stato.

Grazie dell’attenzione e buon lavoro

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