Conta magari poco, ma, per una volta, Trump non ne vince manco una, mentre proteste e incidenti ai suoi comizi e le polemiche conseguenti movimentano la campagna elettorale. Nell’imminenza del voto di martedì in Stati chiave come l’Ohio e la Florida, oltre che l’Illinois, il Missouri, la North Carolina, Donald Trump esce nettamente sconfitto a Washington, la capitale, e nel Wyoming.
Ted Cruz ottiene due terzi dei voti e 9 dei 12 delegati in palio nelle contee del Wyoming, battendo Marco Rubio (un quinto dei voti e un delegato): Trump è solo terzo, poco più del 7% e un delegato. Gli altri delegati dello Stato saranno assegnati ad aprile.
Nel distretto di Columbia, dove sorge Washington, ha invece vinto Rubio: Il senatore della Florida ha avuto oltre il 37 % dei voti, davanti al governatore dell’Ohio John Kasich (35,5%). Il magnate dell’immobiliare è stato terzo, con quasi il 14%. A Rubio sono andati 10 delegati, a Kasich nove, mentre Trump è rimasto a secco. Cruz ha vinto anche un delegato a Guam, un’isola nel Pacifico.
Sono dati modesti, che non spostano gli equilibri di forza già delineatisi: Trump guida, con circa 460 delegati, davanti a Cruz con circa 370. Rubio ne ha oltre 160, Kasich oltre 50, tutti sono lontanissimi dai 1.237 necessari per garantirsi la nomination.
Fra i democratici, Hillary Clinton s’è imposta nelle Marianne settentrionali, arcipelago del Pacifico: a lei quattro delegati, contro i due al suo rivale Bernie Sanders.
Gli ultimi giorni della campagna americana sono stati segnati dagli incidenti che hanno costellato comizi di Trump a St.Louis, a Chicago, a Kansas City. Trump ha detto di sentirsi “galvanizzato” dalle critiche alla sua infiammatoria retorica politica. In un incontro con simpatizzanti all’aeroporto di Dayton, in Ohio, un uomo che è salito sul suo palco è stato fermato dal Secret Service.
Lo showman ha poi detto che l’uomo era legato al sedicente Stato islamico – affermazione non suffragata da elementi concreti, ndr – e ha attribuito ai manifestanti, fra cui c’erano molti neri e ispanici, la responsabilità dei tafferugli che, venerdì, lo avevano indotto ad annullare un comizio a Chicago. “Le migliaia di persone che si sono mobilitate per me non hanno causato alcun problema. Sono stati fischiati, molestati da altra gente, gente che rappresenta Bernie (Sanders, ndr), l’amico comunista”, ha detto Trump, riferendosi al candidato democratico che si autodefinisce ‘socialista’. In realtà, un sostenitore del magnate è stato arrestato per avere sferrato un pugno a un contestatore. E lo stesso Trump auspica che chi disturba i suoi discorsi sia arrestato e “sbattuto in carcere”.
Ci sono state decine di arresti a St.Louis, due poliziotti feriti, un giornalista della Cbs arrestato e tensioni e scontri a Chicago – anche se la polizia nega minacce alla sicurezza del candidato -. Critiche gli arrivano anche dai rivali di partito: Cruz lo accusa di avere creato “un brutto clima”. E mentre l’avversaria democratica Hillary Clinton dice “no alla retorica della divisione”, il presidente Obama avverte che la politica è un confronto fra idee che non deve incoraggiare la violenza. Molto più duro il filosofo Noam Chomsky, secondo cui “Trump è un pericolo per la specie umana”. Drastico il sindaco di New York Bill De Blasio, che lo definisce “un razzista”. (fonti vv – gp)