L’avanzata dei populisti, domenica scorsa in tre regioni, ha spaventato i tedeschi, e scatenato all’estero le solite analisi zeppe di pregiudizi anti Germania. Non dimentica il suo passato, ecco i soliti tedeschi nostalgici di Hitler. «Non siamo nazi», protesta Frau Frauke Petry, 43 anni, la fragile ed energica leader dell’AfD, l’Alternative für Deutschland. Noi siamo diversi dall’Npd, il partito neonazista, aggiunge, e prende le distanze da Pegida, il movimento estremista che provoca gli attacchi ai centri di accoglienza.
«Non sfruttiamo la xenofobia contro i profughi», dice la Petry, 43 anni, laureata in chimica, nata a Dresda, nella ex Ddr. «Noi difendiamo i tedeschi più deboli, i pensionati al minimo, i disoccupati, dimenticati dalla Grosse Koalition». In Germania i poveri sono sette milioni circa, e hanno diritto a 400 euro al mese più la casa, il reddito di cittadinanza chiesto da Grillo. Molto, poco? È più triste essere poveri in un paese ricco. E denunciano: il governo sostiene di non avere un euro in più per noi, e poi spende 21 miliardi di colpo per accogliere i profughi. Il calcolo è presto fatto, superficiale o meno: con questa somma, i loro 400 euro aumenterebbero del 40%.
Ha ragione Frau Frauke? Sostenere che tutti i suoi seguaci siano nazisti sarebbe come dire che tutti gli elettori della Lega siano fascisti. Certamente i reazionari, e i nostalgici (meno di quanto si tema) voteranno per l’AfD. Pegida e l’Npd non possono sfondare alle elezioni. Ma sono una minoranza. Dare dei nazisti ai seguaci dell’Alternativa è un equivoco pericoloso e fa il suo gioco. Ed irrita chi ha votato per la Petry, spingendolo a non cambiare idea. Non sarà una prova, ma è un indizio importante, il fatto che l’AfD in base ai sondaggi avrebbe un successo anche nella Baviera, da sempre guidata dalla Csu, partito fratello della Cdu della Merkel, ma sempre un altro partito schierato su posizioni conservatrici. Da quasi mezzo secolo ha la maggioranza assoluta nel Land.
Il primo ministro bavarese, Horst Seehofer è il critico più duro della cancelliera: è tutta colpa sua, ha dichiarato a caldo, un gigantisch scheitern, un fallimento gigantesco. La sua Baviera protesta contro la politica dell’accoglienza, i profughi passano necessariamente dal confine con l’Austria, e Seehofer minaccia di chiuderlo disobbedendo a Berlino, cosa possibile in base alla legge federale. Ma l’AfD conquisterebbe voti anche in Baviera, scrive la Süddeutsche Zeitung di Monaco che pubblica un’inchiesta interrogando i possibili votanti. Nel Land si voterà nell’autunno del 2018, un anno dopo il voto nazionale in programma per il settembre 2017. I cristianosociali dovrebbero confermare la maggioranza assoluta dei seggi con il 47% dei voti. I socialdemocratici resterebbero a una distanza abissale al 16. Ma i populisti impedirebbero il trionfo totale strappando quasi il 10%.
Perché? ha chiesto il quotidiano. La Baviera non è abbastanza energica nei confronti del governo dominato dalla Merkel?
E anche lo scontento economico dovrebbe avere un peso relativo. In Baviera, con poco più del 2% di disoccupati, c’è quasi la piena occupazione. I bavaresi sembrano scontenti dei loro politici e irritati contro la Grosse Koalition, a cui partecipa anche la Csu. Se destra e sinistra stanno insieme, se la differenza tra i due grandi partiti popolari è minima, si finisce per disamorarsi della politica, come dimostra la scarsa affluenza, che cresce di elezioni in elezione. Non a caso, l’AfD ha guadagnato anche tra gli astenuti del 2011 motivati a tornare alle urne. Nelle risposte date al quotidiano, si nota un’insofferenza verso i «soliti politici». Si desidererebbe maggior efficienza e decisione. Frau Frauke è un volto nuovo, non è una pasionaria violenta, rassicura gli elettori moderati. Votare per lei non è un peccato, almeno lo si può pensare. Ma manca un anno e mezzo al voto nazionale, c’è tutto il tempo perché anche lei finisca per deludere. Almeno si spera a Berlino. La Merkel continuerà ad accogliere chi fugge, continua a ripetere. Tocca al ministro delle finanze, Wolfgang Schaüble allargare i cordoni della borsa, e riconquistare i tedeschi.
(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)