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Tutti gli inghippi dell’Italicum

Dunque, coloro che, in vario modo, come chi scrive, hanno sollevato perplessità e dubbi sul testo dell’Italicum, non possono che essere ragionevolmente soddisfatti per la pronuncia del tribunale di Messina. Infatti, il 17 febbraio 2016, quell’Assise ha accolto ricorsi di grande importanza. Nel novembre 2015, alcuni cittadini hanno presentato un ricorso affinché venga dichiarato il loro diritto soggettivo di elettorato, così come previsto e garantito dalle disposizioni costituzionali. L’assise di Messina ha preso così in considerazione alcune questioni di costituzionalità riguardanti la legge elettorale in vigore, dichiarandole “rilevanti” e “non manifestamente infondate” e ha così disposto l’ordinanza di trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale. Infatti, sono state accolte le questioni di maggiore importanza: il premio di maggioranza previsto congiuntamente alla soglia di accesso alla rappresentanza; la mancanza di soglia minima per accedere al ballottaggio; i capolista bloccati e pluricandidati.

Dunque su di esse si pronuncerà ora la Corte Costituzionale. Noi ci limitiamo a osservare e leggere sia il testo del ricorso, sia il testo dell’ordinanza, senza presunzione di completezza. Umilmente si evince senza dubbi interpretativi in eccesso che il tribunale di Messina ha, con equilibrio, rappresentato le questioni preliminari sulla composizione collegiale del Tribunale: l’ammissibilità dell’azione proposta al di fuori di una determinata consultazione elettorale, la rilevanza dell’insieme delle questioni prospettate nell’ambito del giudizio di filtro affidato al giudice ordinario per l’accesso alla giurisdizione della Corte Costituzionale. Noi aggiungiamo, a supporto delle nostre riflessioni più volte segnalate come lesive dei caratteri costituzionali, la vis ipermaggioritaria e dirigistica dell’Italicum. Come noto, questa legge disciplina l’elezione della Camera dei Deputati e ha condizionato, e condiziona, prepotentemente la stessa discussione sulla riforma riguardante, in particolare, l’abolizione del Senato come camera politica. Temendo che dal cumulo di queste due riforme derivi una brutale semplificazione della nostra vita democratica, la questione si fa più stridente. Infatti risulta lesiva anche dell’intelligenza degli italiani elettori perché la composizione di un Senato nominato, è ridicola fotocopia della Conferenza Stato Regioni, per non parlare del premio di maggioranza che rende sottomesso il popolo italiano ad un regime.

In buona sostanza  un giudizio così autorevole e stringente sulla legge elettorale del tribunale siciliano, garantisce la cittadinanza da possibili lesioni della Costituzione e, nello stesso tempo, potrà ricondurre, attraverso la sentenza della Corte, la discussione sulla riforma costituzionale nei suoi propri termini, prima del frettoloso e annunciato Referendum costituzionale.

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