Il prossimo 1 giugno sarà un giorno importante per i 20,6 milioni di pensionati tedeschi. Ognuno di loro vedrà, infatti, aumentare la propria pensione, per quanto non per tutti in egual misura. I cittadini dei vecchi Länder (cioè occidentali) godranno di un aumento del 4,25 per cento, mentre quelli dei nuovi Länder (orientali) del 5,95 per cento. Il fatto che a est le pensioni cresceranno più che a ovest è dovuto al meccanismo di adeguamento graduale delle retribuzioni e delle pensioni, introdotto dopo l’unificazione. Con quest’ultimo adeguamento le pensione dell’est passano dal 92,6 per cento al 94,1 per cento di quelle a ovest.
A dare la notizia di questo aumento è stata Andrea Nahles (in foto), ministro socialdemocratico del Lavoro. Si tratta del più cospicuo aumento dal 1993, ha tenuto a precisare Nahles la quale ha anche spiegato il perché di tanta generosità: l’economia continua a tirare e di conseguenza il mercato del lavoro. Anche gli stipendi sono aumentati: nei vecchi Länder del 3,78 per cento, nei nuovi del 5,48 per cento. Stipendi più alti vuol dire maggiori contributi nelle casse pensionistiche, motivo per cui il nuovo aumento sarà coperto in toto dalle casse previdenziali. Infine, sempre grazie al buon andamento del mercato del lavoro, non è previsto un aumento dei contributi previdenziali, i quali resteranno fissi al 18,7 per cento della retribuzione lorda.
Per quanto l’adeguamento congiunturale delle pensioni avvenga annualmente (e in anni di congiuntura debole o negativa possono anche saltare), quello di quest’anno potrebbe avere un (imprevisto ma assai positivo) effetto collaterale. Tra le critiche mosse alla politica di accoglienza dei profughi di Angela Merkel, c’è quella proveniente dalle fasce più deboli, e cioè che “per i profughi i soldi ci sono sempre, per noi tedeschi mai”. Di questa accusa si è fatto portavoce non solo il partito populista AfD, ma anche il capo della Spd, nonché ministro del Lavoro Sigmar Gabriel. Qualche settimana prima delle elezioni regionali del 13 marzo, Gabriel aveva dichiarato, che oltre ai fondi per i profughi, la grande coalizione avrebbe dovuto contemporaneamente approntare un piano di misure sociali, comprendente case popolari, asili, scuole e assistenza. Come si sa, quest’exploit dell’ultimo minuto è servito a poco ai socialdemocratici, usciti malconci dal confronto elettorale.
Ora, è vero l’aumento dell’assegno potrebbe attenuare un po’ il malcontento, non fosse che si tratta di un aumento di cui godranno tutti, e più è alta la pensione e più il titolare della stessa ne beneficerà. Tradotto in importi, vuol dire che un pensionato dell’ovest con una pensione minima di 500 euro vedrà aumentare l’assegno di 21 euro, mentre chi riceve 2700 euro avrà un aumento di 115 euro. Stesso discorso per i Länder dell’est: più 30 per la minima, più 161 euro per chi riceve 2700 euro di pensione al mese.
Più o meno in contemporanea con l’annuncio sulle pensioni veniva pubblicato il rapporto annuale della Bundesbank relativo allo stato patrimoniale, alias alla ricchezza privata degli europei. Un rilevamento introdotto dalla Bundesbank tre anni fa. Allora si era in piena crisi dell’euro, un pacchetto di salvataggio seguiva l’altro. Merkel dal pulpito del Bundestag predicava: se salta l’euro, salta l’Europa. E i parlamentari, per quanto alcuni di loro – e tra questi anche cristianodemocratici –poco convinti, votavano a favore. Come ricorda il quotidiano Die Welt, il primo rapporto aveva lasciato basito molti tedeschi. Dallo stesso venivano ad apprendere che il loro patrimonio netto era per esempio più basso di quello di un italiano. Le cose ne frattempo sono un po’ cambiate. “Gli anni della crisi finanziaria hanno indubbiamente lasciato tracce soprattutto nella parte sud dell’eurozona. I patrimoni netti mostrano minori differenze”, scrive Die Welt.
Dai dati rilevati dalla Bundesbank tra aprile e novembre 2014 su un campione di 4500 nuclei familiari tedeschi risulta che il patrimonio privato tedesco (depurato dai debiti) è aumentato del 10 per cento arrivando a 214.500 euro. In Italia, invece, è successo l’esatto opposto. Il patrimonio netto medio è sceso del 16 per cento a 218mila euro. Per quanto quello italiano risulti ancora leggermente superiore a quello tedesco, a quest’ultimo, osservava la Welt, andrebbero aggiunti i servizi dello stato sociale tedesco che hanno un valore/prezzo di mercato più alto di quelli italiani.
Ma nonostante la congiuntura favorevole, l’aumento dei salari e ora delle pensioni, la Germani non riesce a contrastare la forbice sempre più grande tra i più benestanti e le fasce sociali più povere. Secondo il rapporto della Fondazione Hans Böckler, recentemente pubblicato, “la forbice è aumentata a partire dagli anni 90 e in particolare dal 1999 al 2005”. Allora la Germania si era attestata prima il crescente divario. Un divario che per qualche anno poi era leggermente diminuito, per riprendere a crescere negli ultimi anni. Dati attualissimi non ce ne sono. I più recenti sono dell’Ufficio di statistica federale in Germania e si riferiscono al 2013: allora il 10 per cento dei nuclei familiari più benestanti possedeva il 51,9 per cento del patrimonio netto nazionale, mentre la metà inferiore appena l’1 per cento. Molto più difficile è diventata anche l’ascesa sociale, un tempo fiore all’occhiello del modello renano (e vanto di politici come l’ex cancelliere Gerhard Schröder, gli attuali ministri Frank-Walter Steinmeier e Gabriel).
Il tasso di povertà attuale è del 15,4 per cento. Povero viene considerato in Germania chi dispone di meno del 60 per cento dell’introito medio. Tradotto si tratta di 12,5 milioni di persone, di cui 3,4 milioni pensionati. Quest’ultimi saranno forse contenti dei 30 euro in più, che però non permetteranno certo un cambiamento significativo della loro condizione.