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Genitori, Allievi, Docenti, Scuola: storie di intollerabile discriminazione.

Carissimi amici, lettori,
so che siete in tanti a seguirmi e di questo vi ringrazio di cuore perché solo insieme potremmo abbattere le barriere del’ideologia con la forza della cultura e della conoscenza. Ospitiamo un interessante e ricco contributo di un caro amico giornalista Giorgio Zucchelli.

Una storia di ordinaria discriminazione. Una storia di ordinario autolesionismo nel nome dell’ideologia.

Stiamo parlando della situazione delle scuole pubbliche paritarie d’Italia. Di uno Stato che le discrimina, che comprime la libertà di scelta educativa dei genitori e finisce per piazzare i livelli della scuola pubblica del Paese a più bassi livelli nel panorama europeo, favorendo la fuga dei giovani oltre confine.

L’Unione Europea l’ha già richiamato due volte: devi adeguarti agli standard comunitari, favorendo la libertà scolastica; non devi farti gestore delle scuole, le devi lasciare alla società, secondo la regola della sussidiarietà, tu devi farti solo garante. Niente da fare. Si va avanti con una scuola di Stato, la recente legge della Buona Scuola (107/2015) non risolve i problemi, anzi ne crea di nuovi. Una scuola di Stato che presto imploderà.

Ma andiamo per ordine. Nel 2000 con la Legge n. 62, si diede finalmente giustizia alle scuole non statali. Venne dichiarato che Il sistema nazionale di istruzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali”: tutte hanno gli stessi diritti e doveri. Tutte scuole pubbliche dunque: era un passo avanti, un passo storico. Mancava tuttavia un tassello: quello economico. Insomma, niente finanziamenti. E così i genitori che iscrivono i loro figli alle paritarie, devono pagarsi la scuola. Dopo le tasse per l’istruzione pubblica, come tutti, devono sborsare soldi una seconda volta per godere del diritto di iscrivere i figli alla scuola che decidono di scegliere. Una palese discriminazione. Nei confronti di tutte le famiglie, ma soprattutto di quelle a basso reddito, che non hanno la possibilità di scelta. Viva la democrazia!

Così lo Stato risparmia all’anno oltre sei miliardi di Euro, grazie agli sforzi degli enti che gestiscono le paritarie e dei rispettivi genitori. E vi è anche qualcuno che ha il coraggio di contestare le briciole che lo Stato italiano concede alle paritarie, alle primarie soprattutto, perché per i livelli più alti (soprattutto per le superiori di secondo grado) non ci sono che elemosine. Come se esistessero cittadini di serie A e cittadini di serie B.

E allora leggiamo una serie di discriminazioni a cui attualmente le scuole non statali sono sottoposte:

– I docenti delle paritarie sono esclusi dai corsi di formazione linguistica e metodologia per il Clil, in quanto erogati dalle università su fondi ministeriali per i docenti delle scuole statali.

– Per i Piani di miglioramento (PdM) relativi alle priorità individuate nel Rapporto di Autovalutazione (RAV) le scuole paritarie possono accedere al finanziamento solo in rete con scuole statali.

– Le scuole paritarie non hanno diritto di ricevere dallo Stato il rimborso degli stipendi versati agli insegnanti di sostegno degli alunni disabili iscritti nello loro classi dal momento che l’obbligo di fornire istruzione anche a questi ragazzi è uno dei doveri che le scuole private si assumono nel momento in cui fanno domanda di essere parificate alla scuola pubblica. Lo ha stabilito la Suprema Corte di Cassazione.

– Per l’alternanza scuola-lavoro i fondi stanziati sono ripartiti nella scuola secondaria di secondo grado statale (non si parla di paritarie).

– Nel Piano nazionale per il potenziamento dell’orientamento e contrasto alla dispersione scolastica (30.10.2015), le candidature ai progetti sono riservate alle sole Istituzioni Scolastiche statali.

– Gli insegnanti delle scuole paritarie sono esclusi dai benefici disposti dalla Legge n. 107/2015 per quanto riguarda l’assegnazione del bonus di € 500 ai docenti delle statali utilizzabile in attività e percorsi di aggiornamento professionale.

– Le scuole paritarie non sono inserite nel Piano Nazionale della Scuola Digitale e per tanto non possono accedere ai finanziamenti e partecipare alle iniziative di formazione.

– In più, assunzioni a raffica nelle statali che svuotano le paritarie perché l’insegnante che dice di no alla chiamata è escluso per tutta la vita dalla possibilità di entrare in ruolo. Assunzioni persino nel mese di novembre che hanno creato forti contraccolpi nelle paritarie. Ed ora arriva il concorso. Ma solo per accedere alle statali. Da parte delle paritarie si propone di costituire due percorsi, quello delle scuole statali e quello delle paritarie: chi vince il concorso acquisisce il ruolo, sceglie uno dei due percorsi e lo può cambiare in seguito. Tutte sono, del resto, scuole pubbliche! Niente da fare! E avanti con le discriminazioni: discriminazioni in serie!

Qualche piccolo spiraglio di speranza tuttavia lo si intravvede e vogliamo essere ottimisti a tutti i costi! Per il 2016 i finanziamenti statali alle paritarie passano da 472 a 497 milioni di euro con un aumento di 25 milioni. “Questo governo  –  ha spiegato il sottosegretario Toccafondi  –  continua il lavoro per abbattere muri ideologici. L’approvazione dell’emendamento è l’ennesimo segnale che la scuola per noi è tutta pubblica e che poggia su due gambe: una è rappresentata dalla scuola pubblica statale, l’altra è rappresentata dalla scuola pubblica non statale, o paritaria, frequentata da oltre un milione di ragazzi”. Per ora belle parole, non giustificate dal, pur positivo, lieve aumento dei finanziamenti, che peraltro ricupera i tagli degli anni scorsi.

Altro spiraglio è la possibilità per i genitori degli alunni delle scuole paritarie di detrarre, nella dichiarazione dei redditi, le spese per la scuola, fino – udite! – a un limite massimo di spesa di 400,00 euro, per una detrazione di 76 Euro! E chi si mette in ballo per 76 Euro? Se non lo si farà, diranno che le famiglie non hanno bisogno di soldi e cancelleranno il beneficio? L’attuale detrazione – scandalosa – sancisce comunque un principio e potrebbe funzionare in futuro, in quanto ora i genitori delle scuole cattoliche chiedono di poter detrarre l’intero importo delle spese scolastiche.

Intanto la crisi delle non statali diventa sempre più grave. L’ultimo dato parla di 961mila iscritti, 604mila dei quali nelle materne. In cinque anni gli iscritti nelle paritarie sono calati del 10%, con una perdita di 113mila studenti. Ma è nelle scuole superiori che si è registrato un vero e proprio esodo, con un calo del 25%. Molte le scuole che sono costrette a chiudere.

Le paritarie non esistono nella mente del Governo? Ci voleva Berlinguer per ottenere la parità, ci vuole Renzi, per farle chiudere?

È tutto avviene nel silenzio totale. Dove sono i garanti dei diritti civili? Perché non si mettono in atto i richiami europei? Vorremmo sentire una voce più forte  dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei. Si spera che di dovere impugni finalmente gli accennati provvedimenti attuativi nelle sedi giurisdizionali competenti italiane ed europee, ai fini del riconoscimento di un’effettiva parità scolastica all’interno di un unico sistema pubblico di istruzione.

Ma non è finita. Nei mesi scorsi esce nelle librerie uno studio scientifico (a firma di tre esperti: suor Anna Monia Alfieri, Marco Grumo e Maria Chiara Parola) dal titolo Il diritto di Apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato Ed. Giappichelli 2015. Condotto su statistiche del Miur, dimostra come lo Stato potrebbe cambiare strada e risparmiare ben 17 miliardi di Euro nelle spese per l’istruzione, applicando a tutte le scuole pubbliche un costo standard di sostenibilità per alunno. Si pensi che oggi il costo per singolo studente delle statali si aggira sugli 8.000 Euro e la retta di una scuola paritaria è di circa la metà! Lo studio è la Soluzione offerta su un piatto d’argento. La prefazione è scritta dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca on. Stefania Giannini. Se lo Stato applicasse il costo standard di sostenibilità, cancellerebbe le discriminazioni, favorirebbe la libera scelta dei genitori e di conseguenza la sana competizione tra le scuole con un innegabile miglioramento della qualità. Tirerebbe anche un profondo respiro economico, con un grande risparmio sulla spesa. Renzi se n’è accorto? Continuerà tuttavia a perseguire una politica autolesionista? Oggi non ha più alibi. Anche se, purtroppo – nonostante le dichiarazioni solenni: scrivetemi! scrivetemi! – non ha ancora risposto alla lettera che gli autori del volume sul costo standard gli hanno inviato, rendendola peraltro pubblica.

Nonostante tutto, da inguaribili ottimisti e nel stesso tempo realisti, sappiamo che qualcosa cambierà, che dovrà cambiare, perché la scuola gestita così come oggi non è più sostenibile.

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