I “testimoni scomodi” sono “minoranze responsabili”, persone che comprendono la complessità di essere tali. E le persone, dotate di una ragione aperta e pur nelle loro naturali contraddizioni, colgono i “segni dei tempi”, evidenza storica della dinamica verità della realtà.
Cogliere i “segni dei tempi” significa guardare dentro la realtà, e dentro ogni realtà, per guardare oltre; direi che è l’unico modo per ritrovare un senso e, conseguentemente, per maturare prospettive e visioni storiche. Proprio questo è l’handicap maggiore di quella chiamo “politica dimenticata”, oblio che non ha schieramenti (come dire che li comprende tutti) ma solo condivisione del “niente”.
Tra i “segni dei tempi”, quello più evidente mi sembra essere il trionfo del disumano. Non c’è cura, a questa disgrazia, se non quella di ripensarci pienamente umani; infatti, non possiamo negare il male che è in noi, tanto meno la possibilità di sbagliare, ma possiamo far prevalere la nostra parte responsabile, quella che ci chiama a cooperare, a ritrovare una “sacralità diffusa” in ogni altro DI noi, a de-dogmatizzare le nostre certezze, a non far prevalere la verità (presunta) del punto di vista.
I “testimoni scomodi” sono portatori sani di quello che chiamo “pensiero della relatività”; solo facendo un passo indietro, infatti, potremmo farne mille avanti, insieme.