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Batman vs Superman, la semiotica politica dei supereroi

Tex è di destra o di sinistra? Una volta si disquisiva in Italia delle affiliazioni politiche degli eroi dei fumetti. L’orientamento del cowboy nazionale era però problematico. Da una parte risolveva i problemi a pugni e pistolettate (nero quindi), dall’altra era amico degli indiani e proteggeva i deboli (dunque di sinistra). Gli americani invece non soffrivano la stessa “angst” da ideologia culturale, anche perché non c’erano dubbi: Superman era di sinistra, Batman di destra, punto. Fin dal suo debutto, nel giugno 1938, Superman stava con il popolino contro i suoi oppressori (capitalisti).

In uno dei primi numeri abbatte sì un intero quartiere povero – superando le pallottole dell’esercito Usa per farlo – ma allo scopo di promuovere il rinnovo urbano, per costringere le autorità alla costruzione di nuove case popolari più degne. Era decisamente antimilitarista – e lo è rimasto a lungo -. Esentato dalla naia per via della vista difettosa (vedeva ai raggi “x”…) durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre Capitan America e gli altri picchiavano i musi gialli e le malvagie spie tedesche, Superman preferiva svagarsi contrastando nemici di fantasia come gli stregoni vudù, gli alieni e l’arcicriminale Lex Luthor. Nel 2011 Superman è arrivato perfino ad annun

ciare l’abbandono della cittadinanza Usa, dichiarando: “Sono stanco di vedere le mie azioni interpretate come strumenti della politica americana. Il mondo è troppo piccolo, troppo connesso”. Preferiva, da vero internazionalista, rappresentare e proteggere l’umanità intera. Era dopotutto un alieno, nato su un altro pianeta, umano solo nell’aspetto. Non doveva i suoi superpoteri al sogno americano. Batman invece, per quanto la cosa potesse forse essere meno evidente ai lettori italiani, generosi con i supereroi d’importazione, portava tutte le stimmate del fascistone – a partire ovviamente dalla mise tenebrosa. Miliardario e padrone di una multinazionale (la Wayne Industries) possiede una lussuosa villa e perfino un maggiordomo (Alfred), per non parlare della costosissima fuoriserie – sempre nera. Ad ogni modo, per tornare a Superman, dopo 70 anni da “alternativo”, nel 2013 si vende. Nel film “L’uomo d’acciaio” si allinea allegramente con l’esercito americano e con la US Air Force per combattere le depredazioni del malvagio Generale Zod.

L’inattesa festa d’amore cinematografica è un miracolo del “product placement”, cioè, “lo strumento attraverso il quale si pianifica e si posiziona un marchio all’interno delle scene di un prodotto cinematografico o televisivo a fronte del pagamento di un corrispettivo”. Gli sponsor pubblicitari del film hanno pagato $160 milioni – un record- perché i produttori tenessero debitamente conto dei loro marchi e del “contesto” in cui apparivano. Tra i più importanti di questi finanziatori figurava la US Army. È da poco uscito “Batman vs. Superman: Dawn of Justice” in cui Superman—finalmente rivelato per quello che è, un immigrante illegale, corrotto dal potere e proveniente per giunta dallo spazio – fa da spalla a Ben Affleck (l’uomo pipistrello) e giunge alla fine a una sorta di redenzione. Se fa il bravo, lo ritroveremo più in là a reggere tristemente il moccolo nell’inevitabile re-make. Se i “rossi” sono passati alla storia con il crollo di un Muro a Berlino, ora la classica sinistra popolare è ri-morta al cinema.


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