La City guarda all’Italia con appetito crescente. A trainare l’interesse degli investitori sono soprattutto i c.d. “non-performing loans” o “NPLs”, ossia i prestiti deteriorati (incagliati o in sofferenza), per i quali la riscossione è incerta, sia in termini di rispetto della scadenza sia per quanto riguarda l’ammontare dell’esposizione. In sostanza, si tratta di prestiti effettuati a debitori in difficoltà, laddove tale difficoltà può essere sia temporanea sia definitiva, nei casi di insolvenza del debitore. A rendere attrattivi gli NPLs sono i prezzi di forte sconto che caratterizzano tali prestiti deteriorati.
I profitti derivanti dall’acquisto di portafogli di NPLs derivano dalla potenziale differenza tra il prezzo di acquisto di tali NPLs ed il prezzo di effettivo realizzo degli stessi. Gli investitori si aspettano, pertanto, di recuperare una porzione dei prestiti maggiore di quanto sono chiamati a versare per l’acquisto degli NPLs, convinti che le difficoltà dei debitori siano solo temporanee.
I NUMERI DEGLI NPLS IN ITALIA
L’ammontare complessivo degli NPLs detenuti dagli istituti di credito italiani è pari a circa 360 miliardi di euro, secondo le stime della Banca d’Italia.
Parliamo, dunque, di cifre imponenti, che non possono passare inosservate agli operatori stranieri, in cerca di ritorni significativi sui loro investimenti.
Peraltro, l’enorme ammontare di NPLs detenuti dalle banche italiane è allo stesso tempo una delle cause e dei sintomi del malessere economico italiano, caratterizzato dalla scarsa circolazione di liquidità e dall’annoso problema dei ritardi nei pagamenti dei debiti scaduti. In sostanza, le banche prestano poco perché hanno già troppi prestiti in sofferenza; dall’altro lato, gli operatori economici si trovano in difficoltà, perché i loro crediti non vengono saldati e non dispongono delle risorse per ripagare i prestiti agli istituti di credito.
LE MOSSE DEL GOVERNO ITALIANO: FONDO ATLANTE E MODIFICHE LEGISLATIVE
Il governo sembra deciso ad affrontare il problema. Proprio pochi giorni fa, infatti, è stato annunciato il lancio del Fondo Atlante, promosso dal governo con risorse private, con lo scopo, inter alia, di acquistare crediti deteriorati. Sulle pagine del Financial Times, gli addetti ai lavori della City si sono mostrati alquanto cauti in merito alle previsioni dell’impatto di tale Fondo, tenuto anche conto della capitalizzazione del fondo (pari a circa 5 miliardi di euro) ritenuta non adeguata a fronteggiare il problema.
Nonostante ciò, emerge chiaramente un enorme interesse per il mercato degli NPLs italiani. Al riguardo, il vero problema segnalato dagli investitori concerne l’attuale impianto normativo e processuale italiano: gli investitori attendono con ansia, infatti, le modifiche legislative promesse dal governo, volte a ridurre i tempi e semplificare le procedure per fare valere l’inadempimento delle obbligazioni di pagamento e dare esecuzione alle garanzie dei prestiti deteriorati.
LA GIUSTIZIA AL CENTRO DEL PROBLEMA
E’, pertanto, significativo che l’attenzione degli operatori finanziari si focalizzi su tematiche legislative e procedurali, piuttosto che su altri elementi economico-finanziari. Tale atteggiamento è un indice ulteriore del fatto che la ragione principale degli scarsi investimenti nel nostro paese è collegata alla crisi del nostro sistema di giustizia, piuttosto che ad altri fattori.
E’ dal diritto e dalla giustizia, pertanto, che occorre ripartire, se si vuole rendere il nostro paese veramente competitivo. Un sistema di giustizia caratterizzato da leggi e regolamenti chiari, applicati a livello nazionale, interpretati con coerenza ed uniformità, accompagnati da un sistema di “enforcement” rapido e sicuro. Questa dovrebbe essere la priorità di qualunque governo. Speriamo che a Palazzo Chigi ne prendano nota.
Donato Romano
(Avvocato a Londra e dottorando di ricerca presso la Università di Roma Tor Vergata)