Skip to main content

Austria, cosa pensa davvero Norbert Hofer di Europa, Germania, migranti e Ttip

Durante la campagna elettorale per il primo turno delle presidenziali, Norbert Hofer, il candidato del partito nazional-populista austriaco Fpö, si era mostrato più mite e pacato del suo capo Heinz-Christian Strache. Non è che non avesse lasciato trapelare il suo vero credo politico: dietro all’agnello si poteva già scorgere il lupo, ma erano stati più che altro i media austriaci a fissarsi su alcune frasi buttate lì, quasi come per sbaglio. Subito dopo lo strepitoso 36% dei voti, è stato Hofer stesso a cominciare a levarsi la maschera. D’altro canto, ricordava lui stesso: Jörg Haider (l’ex leader dell’Fpö, ndr) diceva meglio essere un lupo travestito d’agnello che viceversa, no?”.

A contribuire al suo successo è stato in massima parte il problema dei profughi. L’Fpö sostiene la chiusura delle frontiere austriache per impedire “l’invasione”. E se i profughi arriveranno a migliaia sulle coste italiane, tocca a Roma risolverlo. Questa la Hofer-Strache posizione ribadita anche in un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera. L’Italia deve controllare più decisamente i propri confini, secondo Hofer. E per quel che riguarda il Trattato di Dublino è colpa degli italiani se l’hanno accettato: “L’accordo lo abbiamo firmato tutti. E tutti sapevano cosa c’era scritto: gli italiani avrebbero potuto rifiutarsi. Ma se si sottoscrive, va mantenuto. Spero che in pochi anni arriveremo a una situazione in cui non ci saranno più così tante persone che premono per arrivare qui. Ma adesso è così”. Insomma, non è mica colpa dell’Austria se Roma ha posto a suo tempo la propria firma sotto un accordo che ora lascia al paese (così come alla Grecia) l’onere maggiore del flusso dei profughi.

Che Hofer fosse un agnello, lo pensavano a dire il vero solo coloro che non hanno mai fatto particolare attenzione alla sua biografia. In particolare alla sua affiliazione alla Burschenschaft “Marco Germania”. Le confraternite studentesche austriache sono da sempre – e diversamente da gran parte di quelle tedesche, nel frattempo molto più moderate – terreno di cultura di un nazionalismo pangermanico. Sul sito della “Marco Germania” si legge tuttora che l’Austria è uno Stato fittizio (il sogno resta quello di una annessione alla Germania). Un’affermazione che Hofer stesso si è premurato di contraddire: “Personalmente percepisco l’Austria come una nazione”. Solo che tra il percepire e l’essere, esiste una differenza, si potrebbe notare.

Durante l’ultimo faccia a faccia dei sei candidati in lizza, sempre Hofer aveva replicato a chi sosteneva che il capo di Stato austriaco è dotato di pochi poteri, prevalentemente di rappresentanza, “vedrete quanto potere ha il capo di Stato se solo vuole”. Alludeva alla prerogativa del presidente di poter mandare a casa (una volta nel corso del suo mandato) il governo senza passare dal parlamento. Vero è però anche che il suo partito e lui stesso da tempo accarezzano l’idea di un possibile accorpamento del ruolo di cancelliere e capo di Stato. Certo, aveva precisato Hofer in una intervista, “questo potrebbe solo avvenire attraverso un referendum”. Che non siano solo frasi vuote Hofer l’ha lasciato chiaramente intendere già domenica sera dichiarando al canale pubblico Orf: “Non posso credere che in Austria non si trovi un cancelliere più capace di Werner Faymann”.

Si dice che Hofer sia l’ideologo del partito, colui che ha scritto il nuovo programma. Lui si schermisce, dice di avergli dato solo maggior incisività. Sia come sia, fatto è che diversamente dall’equidistanza che normalmente un candidato alla più alta carica dello Stato tende a mettere in campo, Hofer questo mese che lo separa dal ballottaggio in programma il 22 maggio, lo userà per posizionarsi ancora più apertamente sulla linea del partito. Usando peraltro esche che potrebbero togliere qualche voto al suo sfidante, l’ex capo dei Verdi Alexander Van der Bellen. Tra queste il TTIP, cioè il trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico. Lui non lo sottoscriverebbe, ha fatto sapere Hofer. Il che lo mette sulla stessa posizione dell’elettorato verde.

Quarantacinque anni, laureato in ingegneria, sposato per la seconda volta e con quattro figli, Hofer riveste attualmente ancora la carica di terzo presidente del Nationalrat, cioè del parlamento austriaco, ed è uno dei vice di Strache. Nel 2003, una caduta con il parapendio gli ha procurato una emiparesi, motivo per cui cammina con il bastone.  Tra i suoi hobby c’è quello del tiro a segno. Possiede una rivoltella Glock che “per motivi di sicurezza” porta con se non solo al tiro a segno.

Hofer è dichiaratamente euroscettico. Sul suo sito definisce l’Ue una “Unione di debiti e di responsabilità conto terzi” che finirà per pesare sulle spalle delle generazioni a venire. In una passata intervista aveva fatto sapere che se l’Austria fosse chiamata oggi a esprimersi sul suo ingresso nell’Ue, lui voterebbe contro. Apertamente contrario è anche all’accordo Ue-Turchia. L’Austria non deve diventare un paese di immigrazione, “dobbiamo innanzitutto occuparci della nostra gente” non si stanca di ripetere. Il Paese deve difendersi “contro l’invasione” dei profughi. E non può essere che la previdenza nazionale venga sfruttata e distrutta dai “migranti economici”. Per questo auspica una riduzione dell’assistenza minima garantita ai profughi. A parte il fatto che un flusso massiccio di migranti porterebbe a una islamizzazione progressiva del paese, e per uno scenario simile la sua tolleranza è zero.

Dopo la débâcle dei pronostici, gli istituti dei sondaggi si tengono coperti. Van der Bellen il suo contraente può ancora vincere, ma la mano nel fuoco a questo punto nessuno ha voglia di metterla.


×

Iscriviti alla newsletter