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Riforma dei porti: necessaria un’inversione di rotta

Una riforma organica della portualità nel nostro Paese, attesa da molto tempo dagli operatori del mondo dei trasporti, sembra ancora lontana dal suo compimento. La revisione della disciplina sulle Autorità Portuali (legge 84/94), che avrebbe dovuto rappresentare uno dei pilastri della riforma, così come tracciata nello schema di D.Lgs. approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri a fine gennaio ed ora in fase di compimento del suo iter legislativo, definisce un riassetto della governance portuale non soddisfacente.

Malgrado la presenza di alcuni elementi positivi, lo schema di provvedimento non appare adeguato nel suo complesso alla sfida ambiziosa di rilancio della competitività del settore secondo i profili di intervento indicati dal Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica (PSNPL).

Apprezzabile è l’opera di razionalizzazione e di accorpamento delle Autorità portuali, che nella loro nuova veste di Autorità di Sistema Portuale (AdSP) passerebbero da 24 a 15. Possono essere accolte con favore inoltre le misure di semplificazione delle procedure legate alla realizzazione dello Sportello Unico Amministrativo, dello Sportello Unico Doganale e dei Controlli, del Corridoio Doganale Ferroviario.

D’altro canto, rilevanti e numerose sono le criticità che costellano lo schema di provvedimento: l’eccessiva centralizzazione dei poteri nella figura dei Presidenti delle AdSP; la composizione quasi esclusivamente pubblica dei diversi enti della governance portuale e la non chiara ripartizione di competenze tra di essi; le funzioni limitate e le modalità non selettive previste per lo svolgimento del partenariato economico-sociale nel nuovo assetto istituzionale.

Su tutte pesa come un macigno l’estromissione delle rappresentanze delle principali associazioni delle categorie operanti in ambito portuale dal Tavolo Nazionale di Coordinamento delle AdSP e dai Comitati di Gestione, con la parallela assegnazione ad esse di una mera funzione consultiva nell’ambito del Tavolo del Partenariato della Risorsa Mare la cui istituzione è prevista in ogni AdSP.

Non resta dunque che auspicare un’inversione di rotta durante l’iter legislativo del provvedimento tale da rimuovere le sue numerose criticità, restituendo agli stakeholder economici più rappresentativi la possibilità di partecipare alla definizione delle strategie politico-commerciali dei porti.

In caso contrario, risulterebbe seriamente compromesso l’impianto strategico del PSNPL e, dunque, il rilancio portuale-logistico del Paese.


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