La notizia, data una settimana fa da Peter Altmaier, capo dell’ufficio di cancelleria (Kanzleramt), sulla sostituzione di Gerhard Schindler – dal 2011 capo dell’intelligence tedesca, il BND – ha fatto grande scalpore. A quanto pare nessuno se la aspettava. Ma le sorprese quel giorno non erano finite. Subito dopo Altmaier comunicava, infatti, anche il nome del sostituto: Bruno Kahl, alto funzionario del ministero dell’Interno, esperto di questioni di sicurezza e, soprattutto (hanno sottolineato i commentatori), fedelissimo di Wolfgang Schäuble da più di vent’anni.
I media si sono chiesti il perché della decisione ma, sopratutto, si sono interrogati sulle tempistiche. Secondo il notiziario dei canali pubblici Tagesschau, l’avvicendamento è stato un’inevitabile conseguenza dell’ennesimo scandalo che ha coinvolto l’anno scorso il BND. Stando a quanto rivelato allora dal whistleblower Edward Snowden, non solo i servizi segreti americani NSA avrebbero spiato Angela Merkel e altri politici tedeschi di spicco, ma il BND stesso avrebbe messo a disposizione alcune sue infrastrutture all’NSA, per spiare capi di governo e politici europei.
Già, ma allora commentava la Frankfurter Allgemeine, perché non procedere immediatamente alla sostituzione? Per esempio, nel 2012, quando Schindler, da meno di un anno in carica, faceva sapere in un’intervista al quotidiano di Francoforte: “Il regime di Assad non sopravviverà”. Una previsione che, non solo con il senno di poi si è rivelata sbagliata, ma che non compete nemmeno al capo degli 007, si disse allora in Germania. La risposta su un possibile perché si leggeva sul quotidiano regionale Hessische Niedersächsische Allgemeine: se Altmaier avesse mandato a casa Schindler subito dopo le rivelazioni dell’anno scorso, a farne le spese sarebbero stati innanzitutto lui e il governo, accusati di non aver sotto controllo gli 007. Dunque, meglio attendere e trovare un momento più opportuno.
E il momento pare essere arrivato. C’è bisogno di accelerare il trasloco del BND, dalla cittadina bavarese di Pullach, dove si insediò 60 anni fa, alla capitale. I lavori nella nuova centrale si trascinano da anni. Anche per una resistenza passiva – così dicono molti – da parte dei Servizi, tutt’altro che contenti di ritrovarsi in un futuro prossimo sotto gli occhi delle altre istituzioni. Un’accelerazione, inoltre, dovrebbe essere imposta anche alla riforma generale dei servizi. Si tratta di un lavoro lungo e faticoso, per il quale si presterebbe meglio Kahl. Non fosse altro per l’età, lui di anni ne ha 57, mentre Schindler ne compirà 63 in ottobre, dunque tira già l’aria del pensionamento (tra due anni).
E stato soprattutto lo Spiegel online che in un lungo articolo indicava come motivo dell’avvicendamento la riforma del BND. Una riforma che ha prodotto un braccio di ferro tra chi vuole più trasparenza e controllo da parte degli organi istituzionali – a iniziare dal Bundestag – e chi invece vede in questa apertura una seria minaccia all’operato degli 007. Una bozza era già stata elaborata dall’Unione (CDU e CSU) e dall’SPD, alla fine dell’anno scorso. Tra i capisaldi del documento figurano tra l’altro: l’obbligo da parte dei servizi di indicare alla commissione parlamentare di riferimento – prima di qualsiasi azione di intercettazione estera – gli obiettivi della stessa; inoltre, d’ora in poi – e facendo seguito alla frase di Angela Merkel “Non è ammissibile lo spionaggio tra amici” – saranno vietate intercettazioni di carattere politico ed economico.
Dall’inizio dell’anno è, però, calato il silenzio sulla riforma. Il ministro dell’Interno Thomas de Maizière già l’anno scorso avvertiva che troppa trasparenza potrebbe condurre a un “rischio di sicurezza per ogni cittadino”. Se dettagli di un’operazione di spionaggio dovessero trapelare sarebbe un atto “colposo”. I tempi sono cambiati, nuove sfide attendono il BND e non è attraverso una maggior trasparenza, ma solo con personale altamente qualificato, che si può contrastare, per esempio, la minaccia del terrorismo, tenere sotto controllo la rete, alla quale tutti hanno accesso, cittadini onesti ma anche malintenzionati. Tra gli esponenti di spicco, contrari a un’eccessiva trasparenza, c’è da sempre anche Wolfgang Schäuble, attuale ministro delle Finanze. Ai tempi in cui rivestiva il ruolo di ministro dell’Interno, questi si era battuto decisamente per controlli più incisivi della rete. E in una recente riunione ministeriale, a cui ha presenziato anche Angela Merkel, aveva ribadito le sue perplessità. Probabile che la Kanzlerin condivida le preoccupazioni di Schäuble, visto che ha dato il suo benestare alla nomina di Kahl.
Nel corso della conferenza stampa, in cui comunicava il cambio al vertice del BND, Altmaier ha assicurato che il testo della riforma sarà sottoposto al voto del Bundestag entro l’anno. Non è, però, detto che questa tempistica venga rispettata. Lo scontro tra le due fazioni potrebbe inasprirsi e portare a uno slittamento. I sostenitori dell’apertura non intendono darsi per vinti anche se, come ha dichiarato Christian Ströbele – figura carismatica dei Verdi, nonché membro della commissione di vigilanza parlamentare dei servizi segreti – la nomina di Kahl “è la prova che ha preso il sopravvento la fazione anti riformatrice”. Bisognerà, dunque, rimettersi al lavoro per contrastarla. Non è però solo tra i Verdi che circola il malumore; anche tra i deputati dell’Unione non tutti sposano la decisione di Altmaier. Tra questi c’è Stephan Mayer, uno dei portavoce parlamentari della CSU: “Penso che Schindler fosse un ottimo presidente del BND, capace di portare avanti il rinnovamento”.
Se non ci saranno altri colpi di scena, bisognerà dunque attendere la fine dell’anno per capire se la nuova centrale del BND sarà un palazzo di vetro o continuerà a essere, come dicono i detrattori del vecchio corso, una scheggia fuori controllo dello stato.