Non sono certo che nei Palazzi europei ci si sia accorti quanto il clima sia cambiato nel mondo, forse è bene sottolinearlo: tra Russia e Usa la guerra fredda è finita e un nuovo clima primaverile sta pacificando le relazioni. Certamente l’evoluzione dei rapporti tra Russia e Ucraina è stato una fattore importante in questo disgelo, la recente decisione di valutare uno ‘scambio di prigionieri condannati’ tra Kiev e Mosca (a partire da Nadiya Savchenko), è un raggio di sole importante e dirimente. L’accordo sul Donbass ha poi ridotto al minimo gli incidenti e le violenze, la crisi politica interna in Ucraina sta facendo il resto.
Il rinnovato e frequente impegno tra USA e Russia per promuovere concretamente la pacificazione in Siria e Iraq e, al contempo la lotta all’Isis, dimostrato dalle frequentissime riunioni congiunte e colloqui ad alto livello tra Kerry, Lavrov, Putin e Obama, sono una ulteriore conferma del cambiamento di clima politico tra Russia e USA.
Per contro, l’Europa si concentra solo nella direzione di rafforzare i propri legami con la Turchia, buoni di per sè, ma dimentica di riprendere il cruciale rapporto identitario con la Russia. Oggi le sanzioni, come ha recentemente detto con voto ad una risoluzione, il Parlamento francese, devono essere abolite. Non ci sono più, per dire il vero non ci sono mai state, ragioni politiche reali per proseguire su questa strada, tanto dannosa politicamente quanto disastrosa politicamente.
L’Italia ha sinora perso 3,6 miliardi per l’effetto delle sanzioni decise dalla UE verso la Russia, un costo inaccettabile sul piano economico e sul piano dello sviluppo dei mercati e delle aziende italiane.
Cosa aspettiamo ad abolire queste inutili, anzi dannose sanzioni verso la Russia?
Il nostro Paese ha una tradizionale amicizia non solo con gli Usa ma anche con la Russia. Penso che per ragioni politiche ed economiche, sia giunto il momento di essere i protagonisti di questa buona proposta per l’abolizione delle sanzioni verso la Russia. La stessa Europa è una comunione culturale e di radici cristiane che vanno dall’Atlantico agli Urali, come i diversi pontefici ci hanno sempre invitato a considerare e forse abbiamo ultimamente dimenticato. Proprio in questi giorni in cui si definiscono nuove aperture verso la Turchia, l’Europa e l’Italia in primis non può stare arroccata sulle decisione della sola Germania. Proseguire il nostro ruolo, oggi in un contesto fortemente mutato in meglio, significa coraggiosamente fermare le sanzioni contro la Russia e contro noi stessi. Parlamento e/o Governo intervengano, prima che il ruolo dell’Italia anche in questo caso e in questo contesto appaiano marginali.