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Cos’è e come funziona Didi, l’Uber cinese corteggiata da Apple

La Cina affila le armi contro gli Usa sul fronte car sharing. Didi Kuaidi, colosso di Pechino specializzato nel trasporto privato, è attualmente impegnato in un giro di raccolta di capitali da 2 miliardi di dollari, cartucce che intende spendere per tentare di scalfire il potere di Uber e conquistare, così, il dominio nel mercato più promettente al mondo. Ma la sfida – che si sta facendo particolarmente ambiziosa – la starebbe giocando proprio in casa del nemico.

LA CRESCITA DEL COLOSSO CINESE

Oltre ad essersi strategicamente alleata con un driver locale, Lyft di San Francisco – usufruendo così di servizi che hanno prezzi considerevolmente più bassi rispetto a quelli offerti da Uber –, Didi ha attirato l’attenzione di Apple che ha deciso di scommettere sull’azienda cinese 1 miliardo di dollari. «L’investimento più alto mai ricevuto», secondo Didi.

Una sorta di medaglia ad honorem per la società di Pechino che, secondo fonti anonime di Bloomberg, con l’investimento di Cupertino sarebbe riuscita a raggiungere 3 miliardi di finanziamenti – superando ampiamente le aspettative previste – e il suo valore si aggirerebbe ormai intorno ai 25 miliardi. Una cifra rilevante se si considerano le difficoltà economiche che piagano, anche in Cina, il settore delle start-up.

ORIGINE, NUMERI E OBIETTIVI DI DIDI

Nata nel 2012 dalla fusione tra le rivali Didi Dache e Kuaidi Dache, controllate rispettivamente da due giganti del digitale cinese come Tencent e Alibaba, Didi è la più grande piattaforma di servizi di trasporto mobile al mondo. Offrendo una vasta gamma di servizi e opzioni di trasporto in oltre 400 città cinesi, tra cui la prenotazione di un taxi o di un taxi privato, servizi di ride-sharing e di chauffeur, e ancora Didi Bus, Didi test drive, e Didi Enterprise Solutions, Didi ha conquistato il dominio del mercato cinese del cosiddetto ride-sharing o car-hailing con una quota dell’87%.

Il colosso del Dragone ha chiuso il 2015 con un totale di 1,43 miliardi corse effettuate tramite la sua piattaforma, contribuendo al miglioramento e all’ottimizzazione del sistema dei trasporti e accreditandosi come società impegnata nelle sfide ambientali del Paese. Il mercato su cui Didi si muove è potenzialmente sconfinato: la valutazione è letteralmente schizzata nell’ultimo anno, considerato che a febbraio 2015 era valutata “appena” 6 miliardi di dollari.

A distanza di un anno, Didi – che ha puntato su una promozione e un sistema di advertising molto più aggressivo, per sbaragliare la concorrenza e ha incrementato e affinato la sua offerta prevedendo, ad esempio, servizi speciali di carpooling e di autonoleggio per disabili – è diventata la seconda piattaforma al mondo di transazioni online, insieme ad Alibaba. Secondo Caixin nel giugno 2015 la società aveva una quota di mercato nel servizio di noleggio auto dell’80,2%. Mentre nel settembre 2015, la quota di mercato di auto private era dell’80% e quella dei taxi del 99%.

Ma i tentacoli di Cheng Wei, patron di Didi, si allungano oltre gli Stati Uniti. Quello che per Forbes è da considerarsi come uno magnati tra più influenti della nuova Cina, sta intessendo una tela di alleanze che va dall’India, con la compagnia Ola Cabs, a Singapore con Grab Taxi.

L’INVESTIMENTO DI APPLE

Tornando alle cronache di questi giorni, al di là dell’investimento in denaro, Apple aiuterà Didi a mettere a punto la sua piattaforma per la condivisione dei dati, uno strumento indispensabile per una società simile. Per il colosso di Cupertino, che ultimamente ha avuto diversi problemi con il mercato cinese – sia a causa della frenata nelle vendite del suo principale prodotto, l’iPhone, sia per i difficili rapporti con le autorità nella potenza asiatica –, non si tratta di un investimento meramente economico.

L’operazione rappresenta un’opportunità di ampliare il proprio ruolo in Cina, che per l’azienda è ormai diventato il secondo mercato alle spalle degli Usa. «Stiamo compiendo l’investimento per diverse ragioni strategiche», ha dichiarato l’amministratore delegato Tim Cook in un’intervista a Reuters. «Tra queste la possibilità di conoscere meglio alcuni segmenti del mercato cinese. Naturalmente crediamo anche che garantirà un forte rendimento nel tempo al nostro capitale investito».

LE REAZIONI ALLA NOTIZIA DELL’INVESTIMENTO

In una nota, Cheng Wei ha dichiarato che «l’appoggio di Apple è un enorme incoraggiamento e fonte di ispirazione per un’azienda di 4 anni. Didi lavorerà duramente con i nostri guidatori e partner globali, per rendere disponibili a ogni cittadino scelte di mobilità flessibili e affidabili, e per aiutare le città a risolvere le sfide legate al trasporto pubblico, all’ambiente e alla ricerca di lavoro».

«Il cambiamento di strategia di Apple di investire in questo settore mette in luce l’importanza strategica del mercato cinese sia in termini di opportunità sia per la necessità di conoscenza del mercato e dei partner locali» ha spiegato al Wall Street Journal Jack Kent, Mobile Director for Research di IHS Technology.

L’investimento della Mela morsicata, è stato accolto sì da applausi, ma anche da critiche. Forbes spiega come l’accordo abbia «ben poco di strategico. L’azienda potrebbe dover effettuare ulteriori ed esosi investimenti in Cina per evitare di essere bersaglio di nuovo governo “nemico”». Inoltre, per la rivista americana, «l’acquisto potrebbe irritare un segmento di potenziali consumatori in quel paese».

Per Uber intanto, che al momento non ha ancora commentato l’investimento del colosso di Cupertino, gli affari si mettono male. La macchina da guerra messa su da Didi potrebbe fargli perdere fino a un terzo del mercato conquistato fino ad oggi.


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