Domenica nella cabina elettorale più di 8 milioni di elettori potranno votare con maggiore consapevolezza del solito: avranno infatti a disposizione le informazioni rese disponibili dai candidati sindaco sulla piattaforma Sai chi voti.
Riparte il futuro, insieme ad altre associazioni della società civile (Associazione Pubblici Cittadini, Transparency International Italia, ActionAid, Movimento consumatori, Diritto di sapere, Carte in regola, Cittadinanzattiva, Cittadinireattivi, Openpolis, Comitato Italiano Movimento Europeo) ha lanciato una campagna sulla trasparenza delle candidature, chiedendo agli aspiranti sindaco delle 30 più popolose città al voto (oltre 8 milioni di cittadini sui 13 e più milioni chiamati alle urne per rinnovare i consigli comunali) alcune basilari informazioni. Abbiamo chiesto un curriculum vitae aggiornato dal quale si evincano competenze e incariche ricoperti, la compilazione di un sintetico form sui potenziali conflitti d’interessi (quote societarie detenute, incarichi in aziende e società che abbiano contratti con l’amministrazione comunale, ruoli in associazioni no profit), un’autocertificazione sulla situazione giudiziaria e, infine, l’impegno, qualora eletti, a introdurre nei primi 100 giorni di amministrazione le audizioni pubbliche per assegnare i ruoli apicali nelle società, negli enti e consorzi partecipati dalle amministrazioni comunali.
Richieste di buonsenso che, tuttavia, non sono in alcun modo previste dalla legge. Come fanno gli elettori a votare chi non conoscono? L’idea è semplice e si basa su una richiesta talmente legittima che sembra impossibile non sia stata ancora codificata dalla legge. Eppure è così: ad oggi, quando ci rechiamo alle urne, non abbiamo il diritto di conoscere la situazione giudiziaria, i potenziali conflitti di interesse o anche semplicemente visionare il cv di chi si è candidato ad amministrare le Istituzioni delle nostre città. Certo un candidato può decidere di presentarsi volontariamente in maniera trasparente agli elettori ma non è la legge ad imporglielo. Lo stesso avviene anche per chi si candida ad occupare gli scranni parlamentari.
Il risultato è che per la maggior parte dei casi andiamo a votare inconsapevoli e rischiamo di favorire chi ha precedenti giudiziari, pesanti conflitti d’interesse oppure non ha alcuna competenza per svolgere quel ruolo pubblico. I comuni spesso sono i primi ricettacoli di clientelismo e corruzione e le cronache lo dimostrano ogni giorno. Eleggere con consapevolezza chi avrà la responsabilità di amministrarli è il primo passo per combattere questi fenomeni.
La petizione lanciata su Sai chi voti – firmata da oltre 22.000 cittadini, chiede proprio un impegno alle forze politiche affinché elaborino al più presto una proposta di legge per la trasparenza delle candidature e delle nomine pubbliche che ricalchi quanto, volontariamente, hanno deciso di mettere a disposizione i candidati che hanno raccolto la sfida della nostra campagna. E che pochi non sono: 105, che corrispondono a ben più di un terzo del numero complessivo di candidati. Numero che è difficile conoscere con precisione perché, nel 2016, l’unico modo sicuro per avere un elenco completo dei candidati e delle liste è ancora quello di consultare le affissioni sui muri.
Dopo un avvio stentato (la prima settimana abbiamo contato soltanto 7 aderenti), il flusso dei candidati è stato pressoché costante: 36 a due settimane dal lancio della campagna, 31 sia nella terza sia nell’ultima settimana. Sulle 30 città monitorate, 14 sono al Nord, 13 al Sud e 3 al Centro. Le città del Nord si sono mostrate le più virtuose, con ben 57 aspiranti sindaci “trasparenti” contro i 37 dell’Italia meridionale e gli 11 di quella centrale. Ma soprattutto sono al Nord le città in cui i cittadini potranno scegliere tra candidati quasi tutti aderenti a Sai chi voti: a Torino sono ben 10 (tra cui Fassino, Appendino, Airaudo), a Trieste 8, a Novara, Savona e Bologna 5. Al Sud si distingue Benevento, con 5 candidati e Napoli, con 4 (Brambilla, De Magistris, Lettieri e Valente). Alta è stata anche la partecipazione di Roma dove tutti i 5 nomi più noti (Fassina, Giachetti, Marchini, Meloni, Raggi) compaiono sul portale di Sai chi voti.
Gli aspiranti sindaco hanno utilizzato la nostra piattaforma digitale per raccontare le priorità che metterebbero in campo, una volta eletti, per contrastare la corruzione e promuovere la trasparenza.
La maggior parte di loro si è impegnata ad approvare le audizioni pubbliche nei primi 100 giorni di “governo”, un metodo che riteniamo utile a tener fuori consociativismo e incompetenza dai consigli di amministrazione delle moltissime società, enti, consorzi partecipati dai municipi italiani. Sappiamo che spesso, in questo paese, i consigli di amministrazione delle municipalizzate vengono utilizzati come spartizioni di poltrone e regolamenti di conti post-elettorali. Ciò che chiediamo è che vi sia un momento di confronto pubblico, in cui la stampa e la società civile potranno avere contezza delle ragioni per cui il sindaco ritiene che quei soggetti dovranno guidare le società che gestiscono servizi pubblici essenziali. Nella nostra proposta ad ogni candidato potranno essere poste domande utili al fine di conoscerne il profilo professionale e politico (non personale), la condotta nell’esercizio di altre cariche ricoperte in precedenza, l’esistenza di eventuali conflitti di interesse, eventuali precedenti penali, nonché programmi, proposte, intenzioni, riguardanti l’adempimento del mandato.
Le informazioni raccolte e gli impegni sanciti su Sai chi voti rimarranno sul portale, per permettere ai cittadini il controllo ed il monitoraggio pubblico, primo antidoto alla corruzione: che gli elettori verifichino se i dati resi pubblici corrispondono al vero, se ci sono state omissioni o “aggiustamenti”. Si facciano un’idea di ciò che i loro aspiranti sindaco intendono per trasparenza. Tengano in considerazione chi si è impegnato ad instaurare audizioni pubbliche.
E domenica, nella cabina elettorale, dimostrino che la trasparenza può pagare.