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Banco Popolare, tutti i dettagli sull’aumento di capitale

Pier Francesco Saviotti

È stato fissato a 2,14 euro, con uno sconto sul Terp (il valore teorico del titolo al netto del diritto di opzione) del 29,3%, il prezzo di sottoscrizione delle azioni del Banco Popolare che saranno emesse nell’ambito dell’aumento di capitale da 1 miliardo di euro che partirà lunedì 6 giugno. È quanto deciso due giorni fa dal cda dell’istituto veronese in procinto di unirsi in matrimonio con la Popolare di Milano. Nel dettaglio il Banco emetterà 465,6 milioni di nuove azioni da offrire in opzione ai soci nel rapporto di 9 titoli nuovi per ogni 7 posseduti al prezzo di sottoscrizione di 2,14 euro.

In base alla chiusura di borsa di mercoledì 1 giugno (4,168 euro) il Terp è quindi pari a 3,027 euro e il prezzo del diritto a 1,141 euro, valori che tuttavia potranno cambiare domani, ultima seduta prima del via all’aumento. I diritti di opzione saranno poi negoziati in borsa dal 6 al 16 giugno e potranno essere esercitati dal 6 al 22, ovvero prima dell’atteso referendum sulla Brexit che sta agitando i mercati. I diritti di opzione non esercitati entro il 22 giugno 2016 saranno offerti in borsa entro il mese successivo alla fine del periodo di opzione per almeno 5 giorni di mercato aperto. L’indicazione delle date delle riunioni in cui l’offerta sarà effettuata verrà fornita tramite specifico avviso. L’avvio dell’offerta in opzione e il calendario sopra indicato sono subordinati al rilascio da parte di Consob del provvedimento di approvazione del documento di registrazione, della nota informativa sugli strumenti finanziari e della nota di sintesi.

Lo sconto deliberato dal cda è dunque più basso rispetto a quanto si attendevano alcuni analisti. Gli esperti di Icbpi, ad esempio, si aspettavano che il cda fissasse uno sconto del 32%, mentre quelli di Banca Imi (rating buy, target price 6,9 euro sul titolo Banco Popolare ) indicavano una percentuale più alta, nell’ordine del 35%. Considerazioni che si basavano su due fatti: 1) le condizioni dell’ultimo aumento di capitale del Banco (quello del 2014 chiuso con successo a un prezzo di sottoscrizione di 9 euro, con uno sconto di circa il 31% rispetto al Terp); 2) l’incertezza che caratterizza l’attuale fase di mercato, con l’aumento lanciato in contemporanea alla più complicata ricapitalizzazione da 1 miliardo di Veneto Banca, cui si aggiungono le tensioni legate al rischio Brexit. Lo dimostra anche la volatilità sul titolo del Banco nella seduta di ieri, chiusa con un progresso limitato allo 0,05% a 4,17 euro dopo aver cambiato rotta nel corso delle negoziazioni e dopo il tonfo del 6,3% nella giornata di mercoledì, una giornata caratterizzata da forti vendite sulle banche italiane dopo che Veneto Banca aveva reso nota la forchetta di prezzo della possibile ipo (0,1-0,5 euro).

Nonostante la volatilità che sta caratterizzando l’andamento dei titoli bancari a Piazza Affari, sull’operazione si registra un certo ottimismo e non si esclude che possa chiudersi con successo, ovvero senza il bisogno che il consorzio di garanzia (Mediobanca e Bofa Merrill Lynch) debba accollarsi l’eventuale inoptato. Un ottimismo che sarebbe comunque giustificato dall’elevato numero di richieste per i titoli che saranno emessi arrivate nelle ultime settimane dai soci del Banco. Un contesto recentemente illustrato dallo stesso amministratore delegato dell’istituto veronese Pier Francesco Saviotti. «Abbiamo talmente tante domande da parte dei nostri azionisti che sarebbero disturbati se non ci fosse il diritto d’opzione», ha spiegato di recente il banchiere, motivando così la decisione della banca di non procedere all’aumento di capitale attraverso un collocamento privato dei titoli di nuova emissione, ma di procedere invece ad effetturare l’aumento in opzione.

Una volta chiuso l’aumento e ottenute le necessarie autorizzazioni della Bce, le assemblee di Bpm e Banco per la fusione potrebbero essere convocate dopo l’estate. Il piano di aggregazione «è stato presentato una settimana fa; stiamo inviando l’istanza formale», ha detto martedì il consigliere delegato di Bpm Giuseppe Castagna al termine della relazione del governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco. L’auspicio è che «la Bce possa completare l’iter ancor prima di averlo iniziato, in modo da poter convocare le assemblee subito dopo l’estate», ha precisato Castagna, apprezzando le parole di Visco: «Un messaggio a 360 gradi, poiché si è rivolto a tutte le parti in causa e non ha fatto sconto a nessuno».

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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