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Eataly, chi sono i nuovi soci di Oscar Farinetti

Il futuro di Eataly è a Piazza Affari. E anche se periodicamente alla porta di Natale Oscar Farinetti, fondatore della catena di store alimentari d’alta gamma (ora non ha più azioni né cariche ma resta pur sempre il referente all’estero), bussano player della grande distribuzione americana e cinese – anche il colosso Usa Wal-Mart come già riferimento da MF-Milano Finanza lo scorso 22 gennaio ha fatto un sondaggio -, la strada per lo sbarco sul listino milanese è segnata.

L’obiettivo del gruppo del presidente esecutivo Andrea Guerra e partecipato anche dal veicolo Clubitaly, promosso dalla Tip di Gianni Tamburi, è quello di approdare in borsa nel corso del 2017. Trasformando il gruppo che oggi fa riferimento alla famiglia Farinetti (ha il 61% della holding Eativest che a sua volta detiene il 58,7% di Eataly) in una vera e propria public company. E il primo passaggio funzionale ad attuare questo percorso sarà la ridefinizione delle quote societarie tra i soci italiani e quelli stranieri. In particolare, il progetto allo studio di Guerra, dei Farinetti con la supervisione del banker Tamburi è quello di portare gli azionisti di minoranza della succursale Eataly Usa direttamente nel capitale della capogruppo operativa italiana.

E proprio in questi giorni, secondo quanto appreso in ambienti legali e consulenziali, stanno per essere definiti gli ultimi dettagli dell’accordo che porterà il noto ristorante e volto tv della pay Sky, Joe 6, la madre Lidia, lo chef Mario Batali (tutti riuniti nella B&B Hospitality Group) e i fratelli Adam e Alex Saper (soci operativi attivi nello sviluppo del business americano della catena di supermarket) nel capitale di Eataly srl. A fianco di Eatinvest, ClubItaly, Luca Baffigo Filangieri ed Elisa Miroglio (azionisti della prima ora del progetto lanciato da Farinetti nel 2003).

Le varie anime del complesso assetto societario – solamente nella holding al vertice della piramide figurano in tutto 17 soci -, stanno per rideterminare i vari pesi in campo in base anche al valore del business prodotto da Eataly negli States, dove dall’1 agosto verrà inaugurato il secondo store da 4mila metri quadrati di New York a Ground Zero. La consociata d’Oltreoceano, controlla i negozi della Grande Mela, Chicago e Los Angeles, rafforzare il business grazie a quei 100 milioni di dollari che il solo mega-store di New York garantirà su base annua. Ovvero almeno un quarto del business consolidato di Eataly che l’anno scorso ha chiuso con ricavi per 400 milioni e un ebitda di 30 milioni.

Al momento, l’unica base possibile per la valutazione dell’azienda è quella che era emersa nel marzo del 2014, ossia al momento dell’ingresso nel capitale del gruppo della grande distribuzione del veicolo Clubitaly. Per rilevare il 20%, Tamburi &C versarono 120 milioni per una valorizzazione complessiva della società di 600 milioni. Oggi i valori dovrebbero essere decisamente superiore non foss’altro per la crescita costante del fatturato e per il miglioramento dei margini. Va, infine, aggiunto che nei piani definiti dal nuovo top manager, Andrea Guerra appunto, si prevede di arrivare nell’arco di due o al massimo tre anni, a generare ricavi consolidati compresi tra gli 800 milioni e 1 miliardo, grazie anche al radicamento internazionale (Londra, Mosca e Parigi).

(Articolo pubblicato dal quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi)

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