I motivi per cui i liberali organizzati sono fermi nel sostenere il NO al referendum sulla proposta di revisione costituzionale, sono chiari e conseguenti.
Primo. Uno dei principi essenziali dell’essere liberali è non confondere le procedure, in questo caso un referendum con un’elezione politica. Al referendum popolare non si sceglie in base all’essere renziani o antirenziani, si sceglie solo in base alla risposta da dare al quesito in esame. Votare SI significa approvare la proposta di riforma della Costituzione. Il resto sono sceneggiate, come scandalizzassi perché convergono nel No visioni politiche differenti.
Secondo. Dicono di aver fatto la proposta di revisione costituzionale con l’intenzione di correggere i difetti della Costituzione vigente (i limiti comprovati del bicameralismo perfetto) e di tagliare i costi della politica. I testi della riforma proposta mostrano l’opposto. La terapia prescritta dalla proposta (il bicameralismo differenziato e l’accentramento delle istituzioni) complicherebbe il funzionamento istituzionale (gonfiando a dismisura i tipi del legiferare), comprimerebbe la sovranità del cittadino e identificherebbe i costi della politica negli spiccioli degli stipendi di pochi eletti dal popolo piuttosto che in una macchina istituzionale elefantiaca con decine di migliaia di addetti avviluppati da incrostazioni procedurali sganciate dalla realtà . Accettare una riforma che riduce le libertà del cittadino, rende più farraginosi i meccanismi pubblici e punta il dito su alcune responsabilità minori per nascondere le questioni vere, è assurdo dal punto di vista liberale, che ha un legame indissolubile con la diversità dei cittadini e con ll cambiamento produttivo.
Terzo. Le riforme Costituzionali si devono fare non tanto per cambiare bensì per migliorare le condizioni istituzionali di libertà del cittadino. Negli ultimi decenni si è inseguito il mito delle riforme istituzionali (ne sono state fatte tante) dimenticando sempre di indurre i cittadini a scegliere in base ai diversi progetti di governare il convivere e non delle cordate di potere.
Quarto. A chi scrive che il bene è nemico del meglio e che perciò, anche se la proposta di riforma ha molti i punti di ambiguità, è un primo passo giusto, i liberali replicano che il bene è naturalmente nemico del peggio. La proposta di riforma è il peggio. Basta leggerne i contenuti, per riconoscere che il peggioramento è inimmaginabile (vederlo su www.perlelibertanoalpeggio.it). E il liberali dicono No al peggio.
Quinto. Chiedere che la politica faccia mille passi indietro è un azzardo pericolosissimo, poiché sono proprio i conflitti politici democratici a consentire al cittadino di non essere suddito del potente di turno, tanto che il ventennale arretramento della politica ha innescato il declino. Non contano le intenzioni ma i testi dei meccanismi che si vorrebbero innescare. Votare SI, aiuta la partitocrazia a comprimere ancora una volta la partecipazione del cittadino.
Sesto. Chi persevera nel mischiare scelte di linee politiche e scelte sui quesiti referendari (dicendosi antirenziano per suscitare scalpore ed evitare di misurarsi nel merito), dimostra la distanza dal filone politico liberale. Al referendum popolare, essere renziani o non renziani non c’entra. C’entra solo essere cittadini responsabili. E, quando liberali, coerenti. Non esiste altro modo di comportarsi da liberali.
Raffaello Morelli (Liberali Italiani)