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Vi spiego perché la Fed di Yellen non chiude i rubinetti

La Presidente Fed Yellen, nel suo atteso discorso a Philadelphia, si è ben guardata dal modificare radicalmente la stance, e ha ribadito che la politica monetaria è attualmente accomodante, ed è sua opinione che i tassi dovranno salire gradualmente.

Ma a nessuno è sfuggito che alla locuzione temporale “coming months” utilizzata 10 giorni fa è stato sostituito un più generico “overtime”, a indicare che un rialzo prima dell’estate non è più lo scenario centrale.

La Yellen ha inoltre aggiunto uno specifico riferimento al labour market report di maggio, sostenendo che è necessario indagare per capire se è una pausa o un segnale di qualcosa di più sinistro.

In sostanza, un rialzo al FOMC di giugno è da escludersi, mentre per luglio, che dista ancora 50 giorni, c’è ancora possibilità, ma sul fronte dati la musica deve tornare quella di marzo.

Si tratta, a mio modo di vedere, dell’unica strada percorribile per Yellen e C. Ostinarsi a alzare i tassi, facendo leva sul fatto che la politica monetaria  è troppo accomodante, minerebbe ulteriormente la credibiltà del FOMC, avendo i suoi membri ripetuto ad nauseam che la FED era “data dependant”. E il mercato correrebbe a prezzare un errore di politica monetaria, ancor più delicato, visto che andiamo verso una campagna elettorale infuocata.

Non ci resta che attendere.



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