“Saper predire la pioggia è solo fuffa. Quello che conta veramente è riuscire a costruire l’arca”
Warren Buffett
C’è un importante convitato di pietra in tutte le discussioni sul rilancio della crescita del nostro Paese: il Mezzogiorno, una parte spesso dimenticata che rappresenta quasi il 40% della popolazione e circa un quarto del PIL italiano dove la crisi è stata pesantissima: la recessione degli ultimi 7 anni accompagnata dalla deflazione dei prezzi, dalla contrazione dei consumi e dalla disoccupazione in continua crescita è stata una combinazione micidiale che ha avuto effetti tremendi sul Mezzogiorno. E’ per questo che la questione meridionale è, ancora una volta e purtroppo, al centro della crisi ma dietro le quinte nel dibattito.
Come uscire da questa spirale perversa? Intanto, parlandone e non lasciando il Sud al suo destino anche solo per disattenzione. Ma parlarne, com’è chiaro, non basta. Bisogna osare di più ed innovare. E’ necessario invertire la rotta. Ma la domanda più importante è: per andare dove?
In una fase in cui è strategico gestire la conoscenza in rete per competere a livello globale, i fattori sui quali puntare non possono essere altri che quelli legati alle attività immateriali: know-how, tecnologia e finanza, ovvero i tre motori del capitalismo intellettuale. Stiamo dimenticando ambiente e turismo? Può darsi ma, se si vuole fare una scommessa forte sul futuro, si devono concentrare tutte le risorse sui fattori veramente trainanti, e considerare gli altri come asset, pur importanti, ma di supporto. Un orizzonte di sviluppo che tutto il Paese ma soprattutto il Sud dovrebbe provare a cavalcare creando un sistema di regioni-rete che sfruttino la leva turistica per far conoscere le opportunità di innovazione territoriale alle più importanti aziende mondiali.
E’ per questo che Confassociazioni, che rappresenta in questo momento 225 associazioni, circa 420mila mila professionisti e più di 120mila imprese, ha organizzato la presentazione del suo “Manifesto per l’Innovazione del Sud Italia”, il 10 giugno prossimo a Catanzaro dalle ore 15, presso la Sala Consiliare del Palazzo de Nobili, via Iannoni 68.
Una strada complessa ma non impossibile da percorrere. Basterebbe iniziare con qualche misura concreta. Ad esempio, con una norma a costo zero che obblighi tutti coloro che hanno il wi-fi a tenerlo costantemente acceso senza password di accesso. Gartner, forse la più importante società di consulenza nel settore dell’ICT, stima che, se ciò accadesse in tutto il nostro Paese, il PIL aumenterebbe per effetto delle interazioni di mercato dell’1,6% su base annua. Al Sud, fatte le debite proporzioni, spetterebbe circa lo 0,4%.
Senza poi dimenticare le enormi risorse naturali e intellettuali che il nostro Meridione possiede. Un patrimonio, quello culturale e ambientale, che ci fa onore e di cui dobbiamo esser fieri, ma non basta. Perché per favorire la svolta del Mezzogiorno contro tutti i fattori negativi che ne impediscono lo sviluppo è d’obbligo fare gioco di squadra.
Con questa seconda tappa del Manifesto l’obiettivo è allora quello di formare piuttosto che in-formare i partecipanti attraverso le storie di chi ce l’ha fatta e di chi si affaccia da poco, ma con successo, al fare impresa al Sud. Dedicato ai makers di Industria 4.0, alle giovani generazioni di professionisti e imprenditori, agli studenti che desiderano prepararsi al cambiamento epocale. In questa tappa calabrese, si vogliono presentare storie che insistono sul territorio e che, manifestando resilienza, producono e arricchiscono il Paese prima di tutto di contenuti e poi di ricchezza reale.
Presentato da Confassociazioni la prima volta a Napoli, il Manifesto non rappresenta solo una linea guida sulle priorità per il rilancio dell’intero Mezzogiorno, bensì è la summa di diverse iniziative concrete atte a stimolare la classe politica, imprenditoriale e la società civile. Da questa tappa nascerà infatti un documento programmatico che verrà consegnato alle istituzioni e alle associazioni, come memorandum pratico.
Il programma della presentazione