L’elegantissimo prof. Mario Monti è passato, all’indomani della “salita in politica” con l’endorsement del Vaticano, dalle ‘lectio magistralis’ su Alcide De Gasperi, la politica che é “prima di tutto cultura, cercare di orientare la testa delle persone” e poi sul “riformismo” ben interpretato da “quella parte considerevole che ha hasciato il Pd (il prof. Ichino) per venire nel nostro movimento”, alla richiesta a Pier Luigi Bersani di “mettere a tacere la parte piu’ estrema del suo movimento”. Ossia, Stefano Fassina, Nichi Vendola e Susanna Camusso, “le frange estreme” che impedirebbero di “portare a fondo le riforme”, di cui ha bisogno il Paese.
Ovvio, sono le ‘riforme’ che ha in testa Monti e che usa chiamare ‘riforme strutturali’, come, ad esempio, la cancellazione dell’articolo 18 della legge 300/70, lo Statuto dei Lavoratori, con cui l’estensore della legge, ‘il riformista’ Gino Giugni, sancì “la giusta causa” per convalidare il licenziamento. Non solo, ma con questa legge, si apri’ la strada alla ‘concertazione’, ossia si coinvolsero i maggiori sindacati nelle scelte di politica economica del governo.
Fassina, Vendola e Camusso si sono opposti, ciascuno dal proprio ruolo, alla ‘riforma strutturale’ del prof. Monti. La richiesta di ‘silenziare’ i tre non é stata accolta pero’ da Bersani: “io non chiudo la bocca a nessuno”. Perché questa richiesta di far tacere, di ‘silenziare’ i tre, magari l’elenco sara’ piu’ lungo, che travalica la pur comprensibile polemica politica? Orientare le persone, silenziare o far tacere le persone, tanto “lamentarsi non serve”, è il pensiero del prof. Monti che, giocando con le parole e il loro significato, ci riporta indietro nel tempo.
Nel 1926 Benito Mussolini per orientare le persone fece ‘silenziare’ in carcere Antonio Gramsci: “quel cervello non deve piu’ pensare”. Oggi, nel 2013, il nostro sistema democratico possiede, per quanto sia davvero malmesso, ancora buoni anticorpi, a cominciare dallo stesso Bersani.
Gramsci finì la sua vita in carcere, combattendo molto piu’ del ‘carcere vero’ con “l’altro carcere”, con la totale ‘indifferenza’ dei suoi compagni di partito: ed in particolare del ‘cinico e freddo’ Palmiro Togliatti che nulla fece per liberarlo.
A chi mai darebbero fastidio i tre ‘cervelli’ sgraditi al prof. Monti se legittimamente esprimono le loro idee? E cos’hanno in comune i tre ‘cervelli’, che il prof. Monti, fatto ‘senatore a vita’ dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, vorrebbe “silenziare”?
Nel 1956, nei giorni della drammatica e devastante invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati sovietici, Togliatti, che quell’invasione sollecito’ ed approvo’ bevendo a fine giornata “un bicchiere di vino in piu'”, rivolse a Sandro Pertini la richiesta di un provvedimento disciplinare, “[…] dargli un’ammonimento”, nei confronti di Riccardo Lombardi, per la sua attivita’ di “disgregare o tentare di disgregare il nostro partito: […] é lui che avvicina i nostri compagni per indurli a una lotta contro il partito…”. Stessa sorte tocco’ anche a Giuseppe Di Vittorio, leader della Cgil, contrario all’invasione sovietica: Togliatti invio’ un’informativa al Pcus su “presunti scorretti comportamenti di Di Vittorio”, aspirante alla segreteria del Pci.
Tre grandi riformisti Lombardi, Di Vittorio, Giugni protagonisti della legge 300/70: il primo sollecito’ nel 1962 con una lettera l’allora presidente del Consiglio Amintore Fanfani a mettere la questione all’ordine del giorno convocando i sindacati; il secondo la rivendico’ qualche anno prima perchè la Costituzione non doveva fermarsi ai cancelli delle fabbriche; il terzo ne fu l’estensore e il tenace difensore. Verrebbe da avvicinare Fassina, Vendola e la Camusso a questi tre grandi riformisti con i quali certamente il prof. Monti non nulla a che vedere pur dichiarandosi riformista. Da diversi anni il prof. Monti sta tentando di fare il verso alle ‘riforme di struttura’ o ‘strutturali’ di Lombardi, ma difetta di un dato importantissimo che fa la differenza con il metodo dell’Ingegnere acomunista: ‘il pensiero economico’ del prof. Monti non si connette mai allo studio e considerazione alta delle tematiche di uguaglianza sociale e manca della visione globale di economia politica intesa come disciplina che non analizza solo l’aspetto funzionalista dell’economia ma anche le sue implicazioni politiche e sociali. E’ la cultura prima ancora del pensiero economico e politico che nettamente distingue Lombardi da Monti: il primo voleva ‘una societa’ piu’ ricca perche’ diversamente ricca’ da raggiungere riformando radicalmente il modello capitalistico e neoliberista, per elevare le condizioni e la qualita’ della vita delle persone senza mai chiedere di “silenziare” qualcuno; il secondo invece opera per ‘una societa’ piu’ povera perché ulteriormente povera’ da raggiungere contro-riformando radicalmente il sistema di Welfare per consolidare ‘la dittatura dei mercati finanziari’, la ricchezza in poche mani e percio’ chiede di “silenziare” quanti osano opporsi alle sue contro-riforme strutturali.
Insomma, i tre ‘cervelli’ da “silenziare” sono responsabili di lesa maesta’ per rendere vivo e vitale con il loro ‘far politica’ un nobile filone culturale e di pensiero che unisce anche sentimentalmente Gramsci a Lombardi a Di Vittorio a Giugni e all’opposto avvicina il prof. Monti a Mussolini, per via del ‘silenziare’ e ‘orientare le persone’, a De Gasperi per via dell’investitura da parte della Chiesa, e a Togliatti: entrambi elegantissimi, cinici e freddi nel voler mettere a ‘tacere’ critici ed oppositori.