Skip to main content

Alstom, Bombardier, Hitachi. Perché l’Europa si lancia contro la Cina sui treni

Etichette

Il nuovo scontro tra Unione Europea e Cina corre sui binari delle ferrovie. Il dumping che Pechino da troppo tempo applica nel settore ferroviario con l’esportazione a basso costo di locomotive, materiale rotabile e binari ma anche attrezzature di segnalamento e telecomunicazione, ricambi e motori, non è passato inosservato. Per questo a Strasburgo è stata votata una risoluzione che suona come un grido d’allarme per un settore che, compresi operatori e infrastrutture, dà lavoro nel Vecchio Continente a oltre due milioni di persone tra dipendenti diretti e dell’indotto.

 

IL TESTO DELLA RISOLUZIONE

Nella risoluzione i parlamentari di ogni schieramento politico hanno “condannato le pratiche commerciali nel settore ferroviario di cui è responsabile la Cina e che possono costituire una forma di concorrenza sleale che mette a rischio milioni di posti di lavoro in Europa”. Gli eurodeputati hanno accusato il Consiglio europeo e in particolare la presidenza di turno olandese di essere “irresponsabile e negligente” di fronte al pericolo che arriva da Pechino e hanno esortato a fornire “una nuova normativa che consenta all’UE di rispondere in maniera più rapida e efficace alle importazioni di merci oggetto di dumping e sovvenzioni”, in considerazione del possibile riconoscimento alla Cina di essere una economia di mercato che comporterebbe anche una caduta delle normative antidumping. A tal proposito gli eurodeputati hanno ricordato anche l’altra battaglia aperta con l’ex Celeste Impero sull’acciaio che sta attraversando una crisi senza precedenti. Ma non solo. Nella risoluzione si è posto l’accento anche sul fatto che “i futuri accordi commerciali e le revisioni degli accordi commerciali esistenti includano disposizioni specifiche per migliorare in modo significativo l’accesso al mercato per l’industria di fornitura ferroviaria europea, specialmente per quanto riguarda gli appalti pubblici”. Chiedendo una reciprocità che, a tutt’oggi, è assente.

LA SODDISFAZIONE ITALIANA

Una decisione quella di Strasburgo che è stata accolta con favore anche da ANIE-Assifer la filiera tecnologica dell’industria nazionale dedicata al settore del trasporto ferroviario e del trasporto pubblico urbano elettrificato (metro, tram, filobus) con i tre settori di specializzazione materiale rotabile, segnalamento e telecomunicazioni e elettrificazione, le aziende associate, con oltre 14.000 addetti diretti ed un fatturato di oltre 3 miliardi di euro, rappresentano l’80% del mercato nazionale del settore ferroviario.

COSA DICONO GLI INDUSTRIALI DELL’ANIE

La difesa della produzione europea è necessaria – fanno notare gli industriali italiani – anche a fronte di una lunga crisi che ha colpito l’intero comparto ferroviario. Basta pensare che tra il 2007 e il 2014 in Italia il giro d’affari del settore è crollato del 35% sul mercato interno, compensato in minima parte dall’aumento dell’export (+5%). Prova ne è che nel nostro Paese i grandi produttori ferroviari sono rimasti tre: Alstom, Bombardier e Hitachi Railway (AnsaldoBreda) che, in una competizione sempre più agguerrita, hanno concentrato tutte le loro risorse soprattutto sull’alta velocità. Anche se l’Italia continua ad avere una leadership nel settore, restando al quinto posto nella classifica mondiale – dopo potenze come Cina, Germania, Giappone e Corea – nella produzione di materiale ferroviario grazie ad un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari.

IL BANDO DI TRENITALIA

La vera manna dal cielo potrebbe arrivare però dal recente bando per 500 treni regionali lanciato da Trenitalia per un valore complessivo di 4,5 miliardi di euro, un settore dove non si investiva da anni con i pendolari sempre sacrificati rispetto al fiore all’occhiello dei treni superveloci.

LO SCENARIO

Intanto però bisogna mettere un freno all’invasione cinese, è l’opinione unanime. E la battaglia partita da Strasburgo non è che un primo segnale per tutelare ciò che resta delle ferrovie made in Italy. Una sorta di “ultima chiamata passeggeri” prima che questo settore possa pericolosamente deragliare.


×

Iscriviti alla newsletter