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Che cosa ha deciso il Vaticano su Pell e l’audit di Pwc

La telenovela sul contratto di audit di Price Waterhouse Coopers in Vaticano si è conclusa con una nota della Sala Stampa vaticana del 10 giugno. La Santa Sede ha rinegoziato il contratto di auditing firmato nel dicembre 2015 dal prefetto della Segreteria per l’Economia, cardinale George Pell, rivedendo le condizioni operative di Pwc. Che dovrà in prima battuta svolgere una funzione di assistenza del Revisore Generale dei conti vaticano, l’audit ufficiale del Papa. Tramonta così il contratto – con più esteso raggio d’azione – che Pell aveva firmato alla fine dell’anno scorso per un valore di 3 milioni di dollari per 3 anni. La Santa Sede non ha precisato i nuovi termini economici del contratto rinegoziato, ma questa revisione rappresenta un riassetto di competenze e rapporti di forza interni al Vaticano.

Tutto è cominciato il 5 dicembre 2015, quando Oltretevere si è annunciata la stipula del contratto. Che però ha visto i primi atti concreti solo nel febbraio 2016, quando con due lettere firmate da Pell i dicasteri vaticani sono stati avvertiti dell’entrata in azione di Pwc tra le Mura Leonine. Anzi: i dicasteri venivano invitati ad aprire le loro porte e mettersi a disposizione degli esperti di Pwc che avrebbero svolto le loro attività di auditing. Ma al momento di venire al dunque, nell’aprile di quest’anno, qualcuno ha detto no. È stata la Segreteria di Stato vaticana, che ha sospeso il contratto con Pwc volendo vederci più chiaro. È il 26 aprile 2016 quando la Sala Stampa vaticana batte un comunicato nel quale si precisa che: “La sospensione delle attività di revisione non è dovuta a considerazioni circa l’integrità o la qualità del lavoro avviato dalla PwC, tanto meno alla volontà di uno o più enti della Santa Sede di bloccare le riforme in corso”. Tuttavia, “sono emersi, però, elementi che riguardano il significato e la portata di alcune clausole del contratto e le sue modalità di esecuzione. Tali elementi verranno sottoposti ai necessari approfondimenti”.

Sospeso il contratto, il numero due della Segreteria di Stato vaticana, Angelo Becciu, precisa davanti alle telecamere di Tv2000, l’emittente dei vescovi italiani, che Pell non aveva potere di firma. Il cardinale australiano reagisce dicendosi “sorpreso” dalla sospensione del contratto, annunciando che il lavoro di Pwc sarebbe ripreso presto. Poi Pell diffonde un comunicato stampa, il 22 aprile, nel quale afferma di essere titolato a firmare nel rispetto delle procedure. Ma il comunicato – spiega Vatican Insider sulla base delle sue fonti – non sarebbe stato concordato con la Sala Stampa vaticana, che non lo ha diffuso e quindi ha lasciato alla Segreteria per l’Economia il compito di diffondere tale comunicato.

Correzione o meno di Pell, il contratto è stato rinegoziato. In particolare, adesso sarà – come dicevamo – il Revisore Generale dei conti, dottor Libero Milone, a fare l’auditing avvalendosi di Pwc. Si badi bene: il Revisore Generale, come da Statuto approvato ad experimentum (e quindi suscettibile di modifiche) nel febbraio 2015, è autorità pienamente indipendente e la cui nomina pertiene direttamente al Papa. Di più: può anche agire d’ufficio, qualora l’auditing sollevasse ragionevoli sospetti in merito a bilanci ed operazioni sottoposte ad analisi. Di fatto è un ridimensionamento dell’attività di Pwc, ma anche della figura di Pell, che l’8 giugno scorso ha compiuto 75 anni. Ha presentato le dimissioni, secondo le norme canoniche, ma sono state respinte dal Pontefice. Conta di arrivare alla fine del suo mandato quinquennale, prevista nel 2019.

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