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Hillary trionfa a Washington e vede Sanders

Nel giorno del compleanno di Donald Trump, che fa 70 anni, i regali sono tutti per Hillary Clinton, che vince le primarie nel Distretto di Columbia, dove sorge la capitale federale, Washington, vede allargarsi il suo vantaggio nei sondaggi sull’avversario repubblicano e ha un incontro positivo, pur se non decisivo, con il senatore Bernie Sanders, che le ha aspramente conteso la nomination.

Le primarie democratiche a Washington – quelle repubblicane s’erano già fatte – chiudono la serie di voti apertasi il 1° febbraio con le assemblee di partito nello Iowa. Le investiture ufficiali dei due candidati vittoriosi verranno dalle convention di fine luglio a Cleveland – repubblicani – e Filadelfia – democratici – .

Per la Clinton, le primarie del Distretto di Colombia, dove c’è una forte presenza nera e dove pesa l’establishment democratico, sono un trionfo: ottiene quasi il 79 per cento contro il 21 per cento di Sanders e consolida il suo bottino di delegati – aveva già superato la maggioranza assoluta, 2.383 – . Secondo calcoli dell’Ap ancora provvisori, l’ex first lady ha conquistato sul campo 2.217 delegati e ha 581 super-delegati, cioè esponenti del partito delegati di diritto, per un totale di 2.798, mentre il senatore del Vermont ha 1.830 delegati e arriva a 1.879 con i super-delegati.

Pur battuto, Sanders non riconosce la sconfitta e non dà l’endorsement a Hillary, che però giudica “una discussione positiva” il loro incontro, nella serata di martedì a Washington. I due sono rimasti insieme per più di un’ora e mezza e hanno anche parlato della “pericolosa minaccia per la nazione rappresentata da Donald Trump”.

La campagna della Clinton riferisce che il confronto ha toccato “numerosi argomenti”, come alcuni cavalli di battaglia di Sanders, l’aumento dei salari e la riduzione dei costi per andare all’università. Ed è stato convenuto di continuare a lavorare su un’agenda condivisa. Il senatore, però, non si ritira e intende battersi sino alla convention di Filadelfia per la sua agenda, pur assicurando che farà tutto quello che può perché Trump non arrivi alla Casa Bianca.

Dopo il colloquio con la Clinton, Sanders ha detto: “Il nostro obiettivo dev’essere di non lasciare che i politici, Donald Trump o chiunque altro, ci dividano”. Lui vuole battersi “il più tenacemente possibile” per trasformare il partito democratico: “Abbiamo bisogno di maggiori, maggiori cambiamenti”.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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