“Il vero sconfitto di questi ballottaggi è Matteo Salvini, mentre Bologna è l’ultima roccaforte dove il Pd non crolla anche grazie allo stesso Salvini”. E’ questa in estrema sintesi l’analisi del politologo bolognese e firma del Sole24Ore, Paolo Pombeni, che commenta con Formiche.net il verdetto delle urne di ieri. A Bologna la candidata salviniana Lucia Borgonzoni è riuscita nell’impresa di recuperare i 30mila voti di scarto che al primo turno la separavano da Virginio Merola, il quale però al ballottaggio di ieri ne ha conquistati altri 15mila in più riconfermandosi sindaco con il 54,64% dei consensi contro il 45,46% della leghista.
Professor Pombeni, qual è la sua valutazione sul voto bolognese?
Il vero dato emergente è che un candidato di Salvini a Bologna non può sfondare. Questo lo sapeva sin dall’inizio anche quella parte del centrodestra che ha sostenuto la Borgonzoni soltanto perché non aveva trovato valide alternative da percorrere, e che nemmeno credeva troppo nel ballottaggio. Va ricordato infatti come al primo turno si sia registrata la sconfitta dei 5 Stelle che hanno perso il treno del ballottaggio. La Borgonzoni si è però ritrovata intrappolata in questa sua configurazione marcatamente salviniana, venuta sempre più in primo piano; le avrebbe invece fatto più comodo apparire un po’ meno legata al leader leghista. Il dato più preoccupante però è un altro.
Immagino si riferisca alla scarsa affluenza…
Esatto. Il 53,17% dei votati per una città come Bologna rappresenta un livello di astensionismo altissimo, quasi metà degli elettori ha disertato le urne. Significa che la competizione elettorale si è ridotta a una lotta tra fazioni che non hanno pensato a raccogliere il consenso in città. E in una battaglia del genere è evidente che vince chi porta avanti la tradizione di una città di sinistra. A parole si dicono tutti preoccupati di questa bassa affluenza, ma poi nei fatti chi vince per 5 anni non ci pensa più. Una vittoria raggiunta con la metà degli elettori rimasti a casa è debole, soprattutto nel confronto nazionale. Bologna rischia di essere sempre più isolata, una sorta di anatra zoppa nel contesto delle grandi città.
Chi è il vero sconfitto di questi ballottaggi?
Senza dubbio il vero sconfitto è Salvini. Ha perso un po’ dappertutto nei capoluoghi importanti, compresa la sua roccaforte lombarda. Salvini non ha capito che la Lega, come i 5 Stelle oggi, è sempre stata un partito di raccolta della protesta, dove attorno a un nucleo duro e puro si aggregavano i voti di gente che voleva solo contrastare l’egemonia della classe dirigente in quel momento al potere. Lui ha fatto di tutto per perdere questo patrimonio cercando di inventarsi qualcos’altro.
L’ex sindaco civico Giorgio Guazzaloca oggi sul Corriere della Sera sottolinea le differenze tra il suo caso, peraltro vincente nel 1999, e quello della Borgonzoni.
E ha perfettamente ragione. E’ difficile immaginarsi un Guazzaloca che guida una ruspa e butta giù un campo rom. Guazzaloca aveva proposto un civismo alternativo, che per necessità di era dovuto alleare a un po’ di destra di vario genere, ma lui ha sempre tenuto le redini fino alla fine, tanto da aver fatto ben poco come sindaco proprio per impedire che l’armata brancalone della sua coalizione lo costringesse a commettere follie che non condivideva. E’ stato un importantissimo sindaco di transizione al quale la sinistra dovrebbe fare un monumento, perché ha impedito che la transizione si trasformasse in un disastro.
E Merola dovrebbe fare un monumento a Salvini?
Non so se gli deve fare un monumento, ma sicuramente Merola è debitore con Salvini di un certo numero di voti che si sono aggregati su di lui per lo spauracchio leghista. Lo ha anche riconosciuto quando in maniera un po’ rozza ha detto che a Bologna il partito razzista non passa; in quel modo, Merola ha puntato sui voti ideologici della sinistra bolognese.
Roma e Torino ai 5 Stelle, Napoli a De Magistris, Trieste al centrodestra, Milano al renziano Sala che non è certo un candidato d’apparato del Pd. Insomma, Bologna con Merola è la mosca rossa…
Sì, Bologna è rimasta l’ultima roccaforte del partitone di sinistra che riesce ancora a coalizzare attorno a sé il sistema di potere locale, e quindi il consenso. Anche a Torino il Pd è molto forte e strutturato, ma lì è bastato che l’alternativa fosse nelle mani di una persona credibile per il governo cittadino, ed ecco che tutto è saltato. Il Pd a Bologna deve chiedersi se ha fatto la scelta migliore per contrastare il vento del cambiamento che potrebbe arrivare in futuro, quando magari l’offerta politica alternativa sarà maggiormente adeguata; soprattutto in riferimento ai 5 Stelle, che a Bologna dovrebbero seguire l’esempio di altri capoluoghi ed uscire da certe dinamiche un po’ settarie.