Quando i Padri fondatori hanno creato la Comunità europea non pensavano alle tornate elettorali, volevano solo portare pace e prosperità in un continente devastato dalle guerre. A distanza di 60 anni dalla nascita di quel progetto, l’Europa sembra essere ridotta a un’arena dove disputare battaglie politiche che possano portare benefici per le campagne nazionali. Un po’ tutti i leader europei utilizzano Bruxelles come cassa di risonanza per lanciare proclami più o meno populisti.
La cosa più divertente è che ciascuno di essi accusa il rivale politico di essere populista. Considerando che i Paesi Membri sono 28, la conseguenza è che ogni anno si vota in uno o più Paesi Membri e si trascina l’Europa nel dibattito politico nazionale. “Ce lo chiede l’Europa”, “a livello europeo è stato deciso”, “dobbiamo fare sacrifici per restare in Europa” e tutti i cittadini che sentono queste frasi in TV iniziano a odiare l’Europa. Probabilmente qualcuno dovrebbe spiegare ai cittadini che all’Europarlamento ci sono i parlamentari europei eletti dai cittadini, al Consiglio dei ministri dell’Ue ci sono i ministri competenti per materia di tutti gli Stati membri e al Consiglio europeo ci sono i capi di Stato e di Governo. Questo vuol dire che l’Europa non è un’entità astratta, ma un luogo dove tutte le decisioni devono essere approvate prima dal Parlamento europeo e poi dal Consiglio, dove per l’Italia siede il Premier Renzi o chi per lui.
Ma siccome i leader europei sono sempre in campagna elettorale, nessuno di loro ha tempo realmente per occuparsi dell’Europa. Il 23 giugno nel Regno Unito, i cittadini voteranno per scegliere se uscire o restare in Europa, e molti di loro voteranno senza sapere nulla, né in termini di costi né di benefici. L’uccisione della Deputata inglese Cox ha dimostrato che la demonizzazione dell’Europa porta anche esasperazione e follia. Ciò detto, l’Europa ripartirà soltanto quando non verrà più utilizzata come spauracchio o come scusa nelle campagne elettorali nazionali.