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La Lega a Parma, cantiere dei moderati o degli arrabbiati?

Quello che si è aperto a Parma su iniziativa della Lega, più che il cantiere dei moderati, dovrebbe chiamarsi il cantiere degli arrabbiati se, come sostenuto da molti, si pone il problema non tanto o non solo della ricomposizione della vecchia area del centro destra su basi rinnovate, ma di offrire una nuova speranza a quel 50% degli elettori non votanti italiani.

Anche i protagonisti presenti a Parma sono espressione della “casta”, che costituisce il primo stato utilizzato nella mia teoria dei quattro; coloro che, in ogni caso, fanno parte di quel ceto di privilegiati, anche loro come i renziani, nella maggior parte “ nominati” illegittimi, non più credibile agli occhi di una parte rilevante dei “diversamente tutelati”, ossia di quelli che vivono le condizioni peggiori del disagio sociale, insieme a quelli del terzo stato produttivo da molto tempo privo di rappresentanza politica.

Sono gli stessi ceti e classi sociali che hanno determinato la vittoria del Brexit in Gran Bretagna e che costituiscono la grande maggioranza degli arrabbiati presenti in quasi tutti i Paesi dell’Unione europea.

Sino ad oggi la casta politica, espressione di una legge elettorale illegittima, sopravvive nel trionfante indegno trasformismo parlamentare dei transumanti mercenari, ma a sinistra come a destra è sempre meno credibile ad almeno la metà del corpo elettorale. In Italia la questione si è ulteriormente aggravata per la rottura verticale del Paese introdotta da un referendum confermativo di una riforma costituzionale pasticciata, errata nel metodo con cui la si è votata da un parlamento di illegittimi, e irrazionale nel merito con cui si intendono modificare oltre quaranta articoli della nostra Costituzione.

Non a caso, proprio partendo dalla necessità di difesa della sovranità popolare, sta nascendo e si concreterà il prossimo 2 Luglio a Roma, “la confederazione sovranità popolare”, nella quale intendono concorrere le diverse culture politiche che condividono l’esigenza di opporsi allo strapotere delle multinazionali finanziarie, responsabili del caos del debito pubblico mondiale che, dal 2007-2008 ha riempito di carta straccia le banche di tutto il mondo, pari a 10 volte il PIL mondiale. Un debito che si intende far pagare proprio a quei ceti e a quelle classi dei “diversamente tutelati” e del “terzo stato produttivo”, sino a richiedere ad imbelli e manovrati leader politico istituzionali, di annullare gli equilibri democratici sin qui garantiti dalle costituzioni rigide del dopoguerra.

Noi Popolari “ Liberi e Forti” abbiamo aderito e intendiamo concorrere con la nostra migliore tradizione politica e culturale alla confederazione di sovranità popolare, anche se siamo attenti a ciò che accade di nuovo nell’area dell’alternativa al trasformismo renziano, specie se emergeranno fatti nuovi significativi. Per ora, almeno così ci sembra, al di là di una vecchia riproposizione di vecchi partiti e movimenti, peraltro ancora divisi su alcune opzioni fondamentali, non si intravedono svolte significative, mentre permane assordante il silenzio della cultura cattolica e popolare, in assenza della quale ogni progetto politico risulterà di assai corto respiro.


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