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Monte dei Paschi di Siena, ecco i piani per alleviare le sofferenze

L’effetto potrebbe essere analogo a quello del salvataggio delle quattro good bank, ma commisurato al peso di una banca nazionale come il Monte dei Paschi di Siena. Mentre il sistema finanziario è al lavoro su Atlante 2, il fondo che dovrebbe affiancare il suo predecessore nel programma di acquisto di npl, banchieri, consulenti e investitori sono in attesa di conoscere i dettagli dell’operazione sulla banca senese.

IL PIANO IN CANTIERE

Lo schema generale prevederebbe una cartolarizzazione di crediti anomali per un nominale di almeno 10 miliardi (cifra richiesta espressamente da Bce) in un arco temporale molto rapido. La controparte dovrebbe essere Atlante 2, ma la costituzione del fondo è ancora in corso e molti capitali mancano all’appello. Nei giorni scorsi si è ad esempio ipotizzato un coinvolgimento di Cdp e della Sga (la ex bad bank del Banco di Napoli), ma anche di casse previdenziali e di alcune banche straniere attive in Italia. Se insomma la pattuglia dei sottoscrittori è in fase di costituzione, resta da capire anche un altro punto decisivo: quale sarà il prezzo applicato agli stock di npl? La questione sarà di importanza decisiva non solo per il Monte, ma anche per l’intero sistema bancario.

LA QUESTIONE DEL PREZZO

Se infatti il prezzo facesse emergere un gap eccessivo rispetto al valore nominale, il mercato potrebbe applicare la valutazione a tutto l’equity bancario penalizzandolo ulteriormente dopo i forti ribassi degli ultimi mesi. Qualcosa di simile è accaduto alla fine del 2015 quando la valutazione delle sofferenze delle quattro banche messe in risoluzione è stata fissata al 17,6 per cento del valore nominale (poi alzata al 22,3 per cento). I pronostici che circolano nelle sale operative sono al momento molto cauti e non si attestano molto al di sopra del 22 per cento. L’auspicio dei banchieri però è che l’intervento di Atlante garantisca un esito meno penalizzante, portando la valutazione oltre il 26 per cento che, non a caso, sarebbe stato il parametro proposto di recente da un grande fondo americano alla Popolare di Vicenza. Una scelta di questo genere avrebbe un doppio effetto: da un lato limiterebbe notevolmente l’impatto patrimoniale della cessione per Mps ; dall’altro lato darebbe uno sprint molto forte all’intero sistema bancario, mettendolo al sicuro dagli attacchi speculativi di questi giorni.

IL PROGETTO DI VIOLA

Al momento comunque l’operazione è in fieri e di ufficiale ci sono soltanto le dichiarazioni rese dall’amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola giovedì scorso: la banca sta lavorando “intensamente con le autorità per individuare in tempi brevi una soluzione strutturale e definitiva degli Npl”. Tutto ciò, ha aggiunto, “in un contesto nel quale, anche nel secondo trimestre, l’andamento della gestione caratteristica e l’evoluzione patrimoniale e finanziaria della banca risultano positivi, confermando le tendenze registrate nel primo trimestre”.

LA PROSPETTIVA DELL’AUMENTO DI CAPITALE

Altro aspetto che tiene banco sui mercati è il possibile aumento di capitale da 3-4 miliardi che Mps dovrebbe lanciare per rafforzare il profilo patrimoniale. L’obiettivo congiunto del governo e dei vertici dell’istituto senese sarebbe comunque quello di condurre in porto l’operazione senza interventi pubblici. La sintesi è stata data dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta in un’intervista al Corriere della Sera: “L’ingresso nella banca da parte dello Stato è un’extrema ratio”, ha spiegato Baretta. Ieri intanto in Piazza Affari il titolo Mps ha guadagnato il 6,94 per cento, seconda seduta di rialzi dopo il crollo della scorsa settimana.

(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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