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Vi racconto la mia Gmg a Cracovia

A soli 27 anni è già un veterano delle Giornate mondiali della gioventù. “Questa è stata la quinta – racconta -. La prima fu a Colonia nel 2005 con Benedetto XVI, avevo 16 anni. Poi Sydney, Madrid, Rio de Janeiro e ora Cracovia, a 27 anni. Forse l’ultima, chissà”.

Lui è Filippo Savarese, portavoce nazionale di La Manif Pour Tous – Generazione Famiglia e tra i principali organizzatori dei Family Day, un giovane romano aderente al Cammino Neocatecumenale, braccio destro del portavoce del Comitato Difendiamo i nostri figli Massimo Gandolfini. Alla Gmg polacca, così come alle altre, Savarese c’è andato con il nutrito gruppo (circa 500 persone) della parrocchia romana di Nostra Signora del Santissimo Sacramento e Santi Martiri Canadesi (quartiere Nomentano), la prima in Italia dove alla fine degli anni ‘60 Kiko Argüello e Carmen Hernández (recentemente scomparsa) avviarono l’esperienza neocatecumenale.

Savarese, cosa si porta a casa da questa esperienza?
La Gmg, almeno per come l’ha sempre vissuta la mia parrocchia, non è un semplice viaggio in cui si incontra il Papa e si visita qualcosa del Paese ospitante, tutto condito con uno spirito vagamente religioso. È un vero e proprio pellegrinaggio, in cui lasci a casa tutte le sicurezze del tuo quotidiano e ti metti in marcia verso una meta precisa, che è scoprire nuovamente la grazia di essere cristiani, cioè di aver incontrato concretamente nella tua vita una persona capace di dare un senso alle tue angosce e sofferenze e di esaudire i più profondi desideri di realizzazione e felicità: Gesù Cristo.

Lei ha scritto su Facebook che i discorsi di Papa Francesco a Cracovia sono stati due bombe atomiche sganciate sul pensiero unico omologato, criticando i media per come li hanno riportati. Che cosa intende?
Sabato sera il Papa ha incentrato il suo discorso ai giovani sulla necessità di libertà da un sistema attuale che ci vuole tutti omologati, virtuali, anonimi, telecomandati. Ha esortato i giovani a sradicarsi da tante comodità che spesso portano alla paralisi e all’accettazione passiva della realtà. Non a caso ha fatto continui riferimenti al mondo del virtuale, del web, dei social network, demolendo a mio avviso la pretesa inevitabile centralità di questi strumenti che si sta cercando di imporre ai ritmi delle nostre vite. Consiglio a tutti di rileggersi il discorso del Papa integrale. I media amplificano solo quello che può generare polemica, cioè maggior diffusione della notizia a loro maggior beneficio economico e commerciale. È una dinamica normale. Ma i cristiani sbagliano a stare al gioco, a farsi dettare la linea. Perché le cose più importanti che il Papa dice, quelle di respiro trascendentale e non solo riguardanti l’attualità politica e sociale, non sono riprese dai media e tocca a noi darne diffusione.

Cosa pensa delle parole del Papa sul terrorismo, anche alla luce dell’uccisione in Francia di un sacerdote cattolico?
Penso che siamo sull’orlo di uno sconvolgimento globale enormemente più grave di quel che immaginiamo. Dalla crisi dell’Ue alla questione migratoria, passando per la crescita dei Paesi asiatici, le giuste pretese di protagonismo dell’ex terzo mondo e ovviamente anche il terrorismo di matrice islamica, il quadro di stabilità internazionale è veramente critico. Sempre i Papi in queste epoche sono stati seminatori di estrema prudenza e per così dire sdrammatizzazione, nonché ovviamente predicatori di pace. Penso che il Papa quando parla abbia in mente la complessità globale di questo quadro e le responsabilità della Chiesa nel mondo, mentre è normale che noi teniamo a mente singoli seppur gravissimi episodi quando ci facciamo un’opinione sull’attualità. Anche Pio XII fu accusato di aver taciuto sul nazismo, mentre sappiamo che la sua prudenza verbale serviva a permettere con opere concrete di evitare sofferenze maggiori di quelle causate in questi anni.

Lunedì a Cracovia si è tenuto anche il raduno delle Comunità Neocatecumenali con Argüello, il primo dopo la scomparsa della co-fondatrice Carmen Hernández. Cosa significa per il Cammino aver perso una figura carismatica di riferimento come lei?
La morte di Carmen non è assolutamente una perdita, ma un guadagno. Innanzitutto per lei, che è passata per quella trasformazione che ci farà tutti, se Dio vuole, una sola cosa con Cristo, come dice San Paolo. Ma anche per il Cammino, che ora ha un aiuto dal Cielo in più. Carmen ha dimostrato con la sua vita che la vera libertà aumenta man mano che si risponde con sempre maggior coraggio alla vocazione di Dio per la nostra vita, cioè per la nostra felicità.

Argüello ha detto che i giovani del Cammino sono chiamati a rivoluzionare l’Europa laica e scristianizzata con la loro testimonianza cristiana, andando ad annunciare il Vangelo. Che cosa significa?
Significa che giovani di tutto il mondo saranno inviati in tutto il mondo a due a due per annunciare il Vangelo, cioè come Gesù ha trasformato concretamente le loro esistenze e come può farlo con chiunque si senta oppresso da una vita fondamentalmente basata solo sulla soddisfazione sfrenata e senza un vero senso del proprio io. Le modalità le dobbiamo ancora scoprire, ma penso che sarà un qualcosa di enorme per tutta la Chiesa.

(Nella foto, l’immagine giovanile di Carmen Hernández con la richiesta di canonizzazione presente sul palco del raduno neocatecumenale di Cracovia)

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