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L’Europa riveda gli accordi con la Turchia sui migranti. Parla Gianni Pittella

mezzogiorno

Il presidente del Gruppo dell’Alleanza progressista dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella, non nasconde le preoccupazioni. Per il futuro e presente dell’Europa. Per la gestione del fenomeno immigrazione, per la crisi turca e naturalmente per la politica italiana e la corsa referendaria sulla riforma costituzionale.

Pittella, a margine di un incontro politico nella “sua” Basilicata a Venosa, si ferma ad affrontare alcuni concetti: “Il mondo sta crollando. Ma il mondo siamo noi come ha detto una mia amica ministra francese. Il nostro è diventato il mondo dell’imprevedibilità”. E quindi ribadisce il concetto: “Qualcuno avrebbe scommesso un euro su un Trump, non semplice candidato alle presidenziali per i Repubblicani, ma addirittura seriamente in lizza per la presidenza degli Stati uniti?”. “Per fortuna non vincerà”, aggiunge sorridendo. Lo dice con la certezza di chi ha respirato l’aria statunitense, avendo partecipato alcuni giorni prima alla convention democratica a Philadelphia. Le elezioni americane sullo sfondo. Gianni Pittella rilancia sui “problemi” del vecchio continente: “Resta un panorama a dir poco sconfortante e imprevedibile. Nel Regno unito qualche mese fa contro ogni aspettativa e contro ogni razionalità una maggioranza, seppure del 52 per cento, ha deciso per la Brexit. Una scelta che va contro ogni interesse proprio perché non c’è’ una sola ragione concreta di convenienza per i cittadini britannici a lasciare la Comunità Europea. Sarà un disastro per loro. Già è un disastro. Un Regno Unito che si ritrova disunito e con la sterlina che si svaluta e con la disoccupazione che inevitabilmente crescerà. Con il mancato accesso al mercato interno europeo. Tutti elementi negativi eppure la pancia ha deciso per uscire. Abbiamo l’obbligo di capire perché accade questo”.

L’eurodeputato italiano passa dalla Gran Bretagna alla Francia: “Dobbiamo chiederci perché Marie Le Pen in Francia è in testa ai sondaggi e rischia di diventare la prima presidente della Repubblica francese di un’area politica di destra. Una destra radicale, xenofoba, fascista”. Il capogruppo europeo di S & D quindi fa l’elenco dei “pericoli” democratici in giro per l’Europa: “Podemos in Spagna, Orban in Ungheria, Kaczynski in Polonia, Grillo e Salvini in Italia”.

Da qui il ruolo dell’Italia in questa Comunità europea ferita: “Se in questo quadro, si destabilizza anche l’Italia siamo alla fine. Per l’Europa, l’Italia può diventare il detonatore che fa definitivamente deflagrare il percorso comunitario oppure l’ancora di salvezza”.

E per essere ancora più incisivo Gianni Pittella aggiunge: “S &D e Governo italiano possono costruire un compromesso tra le forze storicamente europeiste. A patto però, che questo compromesso implichi il cambiamento definitivo del paradigma della austerità, rafforzando il piano europeo di investimenti, potenziando la flessibilità del patto di stabilità e rimettendo in discussione il fiscal compact perché non vi siano ostacoli agli investimenti in ricerca, cultura, innovazioni, reti infrastrutturali, ambiente. Viviamo nella società del rischio, in cui l’imprevedibilità sostituisce la stabilità e in cui la globalizzazione ha prodotto enormi disuguaglianze. In un contesto di questo tipo, l’Unione europea ha il dovere di tornare ai suoi valori originari: non si tratta più di sopravvivere, ma di far sorgere una nuova speranza”.

Insomma via al Fiscal Compact e alle “altre regole ingiuste” per accelerare su una politica economica europea “più giusta”, ma allo stesso tempo, attacca Gianni Pittela: “E’ arrivato anche il tempo di archiviare i compromessi al ribasso: basta ricatti, basta baratti. Sulla situazione della Turchia voglio essere molto chiaro: bisogna sospendere i negoziati per la liberalizzazione dei visti e bisogna anche valutare l’opportunità di sospendere i finanziamenti previsti dall’accordo sui rifugiati”.

Il presidente del Gruppo dei socialisti al Parlamento europeo poi entra a gamba tesa sulle polemiche tra Turchia e Italia: “Le parole di Erdogan contro la magistratura italiana sono inaccettabili. Ha ragione il premier Renzi a difendere lo stato di diritto, l’indipendenza e la terzietà del potere giudiziario in Italia. L’Italia e tutte le principali istituzioni europee si sono schierate senza tentennamenti a difesa delle istituzioni democratiche turche e contro il tentativo di golpe. Ma subito dopo le vere e proprie epurazioni di militari, uomini politici, magistrati, giornalisti e medici sono state condotte in Turchia in violazione dei più elementari diritti alla difesa. A maggior ragione, non accettiamo provocazioni di Erdogan sulla imparzialità del nostro sistema giudiziario né minacce sulla tenuta dei rapporti bilaterali con l’Italia”.

Sulla politica economica più prossima è meno “caustico”. Ma chiede a Roma più investimenti sull’innovazione. Cita gli studi del guru statunitense dell’innovazione Alec Ross, e avverte: “Il suo libro è un capolavoro. Illustra la rivoluzione economica che ci attende tra 20 anni. E viene il terrore a pensare quello che saremmo noi Italia ed Europa tra 20 anni se non investiamo massicciamente in innovazione. Il Brasile, l’India e la Cina lo stanno facendo. Noi no e rischiamo di diventare degli outsider”.

Non boccia tutto ovviamente. Anzi. Pittella strizza l’occhio alla platea democratica e difende il Governo Renzi: “Sta facendo un gran lavoro e ha approvato tante riforme e provvedimenti importanti. Sono tante le cose che condivido del suo governo”. Pittella però anche in questo passaggio avverte sul pericolo: “Nonostante questo però succede che a Roma per i disastri compiuti da noi del Pd perdiamo. Così come a Torino dove Fassino ha governato benissimo perdiamo al ballottaggio contro i Cinque stelle. Tutto questo deve farci interrogare se vogliamo continuare a fare politica e trovare una risposta che sia accolta dai cittadini”.

Gianni Pittella poi parla di “responsabilità” sull’emergenza dei profughi a livello europeo. Bacchetta quei Paesi che come l’Ungheria, “hanno addirittura rifiutato di accogliere mille profughi. Un numero irrisorio se raffrontato a quello che stanno facendo piccole regioni italiane che ne accolgono da sole molti di più”. Non solo. Con poche parole chiude agli eccessi dialettici delle destre: “Parlano di problema immigrazione. Ma non è un problema. Si tratta di un fenomeno che esiste da sempre e che da sempre ha interessato i vari territori. Ed è un fenomeno che va studiato e affrontato come fenomeno e non come problema”.

Il finale dell’eurodeputato Pd non può prescindere dalle questioni politiche del proprio partito in proiezione Referendum. E quella di Pittella è una difesa del Premier e segretario Dem. Con il chiarimento: “Non ho mai condiviso quelli che indossano le magliette perché ho sempre creduto al pensiero autonomo e critico. Ma in questo caso credo sia necessario indossare la maglietta”.

Perché ha sottolineato: “L’Europa e l’Italia ce la possono fare solo con Renzi alla guida del Governo. Senza la leadership di Renzi tutto questo non sarebbe possibile. Ecco perché la sua leadership di governo e di partito, prescindono dal referendum sulla riforma costituzionale. Renzi e l’Italia sono forse l‘ultima ancora di salvezza per mantenere l’Europa agganciata al percorso di integrazione e sviluppo. La condizione di salute dell‘Ue è oggettivamente compromessa. Se anche l’Italia dovesse finire in una spirale di instabilità e ingovernabilità, le conseguenze sarebbero immediate non solo a Roma ma anche a Bruxelles. Quello che a volte il nostro illimitato provincialismo non ci fa comprendere è che l’Italia e l‘Europa non si possono permettere in questo momento una crisi al buio”.

Insomma “si” al Referendum e sì a Renzi. Per questo Gianni Pittella – che a livello locale ha detto di sostenere con convinzione la candidatura alla segreteria regionale del Pd lucano del consigliere regionale Mario Polese – ha invitato tutti i tesserati e dirigenti Pd a un impegno in prima persona “come fosse una campagna elettorale” annunciando la propria presenza ad almeno 100 incontri su tutto il territorio nazionale per sostenere la riforma Boschi.


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