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La Cia spiegata dal guerriero drone Brennan

Se esiste un’emergente dottrina obamiana per la lotta contro al Qaida e i gruppi miliziani questa è senza dubbio la messa da parte dell’uso della forza militare convenzionale a favore dell’uso degli aerei senza pilota, scrive Peter Bergen sulla Cnn. John Brennan, nominato dal presidente a capo della Cia, è l’uomo al centro in questa strategia.

Lo scorso aprile il nuovo numero uno dell’agenzia di intelligence fu il primo alto funzionario dell’amministrazione a spiegare a fondo la nuova politica. Lo fece con un discorso al Woodrow Wilson Center in cui giustificò gli attacchi con i droni in base a quanto stabilito dal Congresso in materia di uso della forza dopo gli attacchi dell’11 settembre e sottolineò che nel diritto internazionale non è vietato l’uso degli aerei controllati in remoto o della forza letale contro nemici che si rifugiano in Paesi che danno l’assenso alle azioni o sono incapaci di arginare eventuali minacce. Tesi contestata dall’inviato speciale Onu per il controterrorismo e i diritto umani, Ben Emmerson, pronto a chiedere un’inchiesta sugli attacchi con i droni e per dare giustizia alle vittime civili.

Pakistan e Yemen sono i due Paesi dove i droni danno la caccia a leader talebani e miliziani. Il numero degli attacchi sembra essere stato tuttavia inversamente proporzionale negli ultimi anni. Cala in Pakistan (122 nel 2010 contro i 48 dell’anno scorso), sale nello Yemen; dove fu soltanto uno due anni e 46 nel 2012.

La ragione nel primo caso sta soprattutto nella contrarietà della dirigenza pachistana a tale strategia. Del malcontento popolare si fanno portavoce politici di primo piano come l’ex stella del cricket Imran Khan. Ma anche settori del esercito e il governo non vedono di buon occhio quella che è considerata una violazione della propria sovranità. La seconda ragione, sottolinea invece Bergen, è invece la diminuzione di nuovi bersagli. Almeno 36 leader miliziani sono stati uccisi durante l’amministrazione Obama, l’ultimo in ordine di tempo il Mullah Nazir morto in un attacco la scorsa settimana.

Al contrario l’uso dei droni nello Yemen ha il benestare del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi e indica la scelta della Cia di passare all’azione da una parte del mondo a un’altra, tanto più ricordando il passato lavorativo di Brennan nella Penisola arabica. Sono stati almeno 29 i leader miliziani uccisi nel Paese arabico, tra loro Anwar al-Awlaki, cittadino statunitense e figura di spicco nella rete fondamentalista. La controversa uccisione di al-Awalki e del figlio adolescente ha tuttavia riaperto anche sul fronte yemenita tutte le perplessità in materi di diritti umani che la strategia dei droni porta con sé. Ma intanto si potrebbe aprire anche un nuovo fronte, il Mali dove il nord è ormai sotto il controllo dei gruppi islamisti che si contendono il potere con i tuareg.

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