In un panorama economico internazionale che si è fatto più complicato, l’Italia conferma le sue difficoltà di lungo periodo.
Crescita congiunturale zero, come in Francia ma molto al di sotto che in Germania (0,4% secondo la stima Destatis pubblicata oggi), la situazione dell’economia nazionale non può che destare preoccupazione. Soprattutto perché cala il valore aggiunto dell’industria, mentre dal lato della domanda il contributo della componente nazionale è lievemente negativo.
Per l’ennesima volta, a tenere è solo la componente estera netta, favorita dal prezzo ancora debole dell’energia. Con una variazione acquisita per il 2016 pari a un modesto +0,6%, la spazio per una manovra espansiva ad autunno si riduce ulteriormente.
Non c’è alternativa a una politica economica nel segno delle misure strutturali e del recupero della competitività erosa da troppi anni.