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Partecipate pubbliche, ecco luci e ombre delle nuove norme. Report Cdp

Pubblichiamo un estratto del Report Finanza Locale 2016 a cura del Centro studi e ricerche di Cassa depositi e prestiti pubblicato oggi sul sito Cdp.it. È disponibile anche una sintesi a questo indirizzo

 Il Testo unico rappresenta senz’altro una scelta di politica legislativa innovativa, in quanto è la prima volta che viene adottato un testo organico con l’obiettivo di riordinare e coordinare le disposizioni normative esistenti in materia e di stabilire una disciplina generale per tutte le partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche. Il riordino normativo e la nuova impostazione sistematica del Testo unico sono stati condivisi nel metodo da Parlamento, Governo e stakeholders e risultano ampiamente condivisibili anche nel merito, in quanto fungono da fattori che possono abilitare effettivamente un efficace riassetto organizzativo e funzionale delle società a partecipazione pubblica.

Tuttavia, un riordino che semplifichi e chiarisca le regole applicabili alle partecipate pubbliche è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per incidere in modo significativo sul buon funzionamento della pubblica amministrazione e sulla ripresa della competitività del Paese. Sebbene sia difficile e forse prematuro stimare i risparmi di spesa reali e i guadagni di efficienza effettiva, soprattutto a fronte di una stima governativa generale, è possibile mettere in rilievo alcune luci e ombre del Testo unico.

In primo luogo, il Testo unico si connota positivamente perché denota una visione organica e d’insieme sulle società a partecipazione pubblica e costituisce una buona base per ben indirizzare una concreta riduzione e razionalizzazione del fenomeno delle partecipate, che ha dimensioni ancora troppo rilevanti ed è tuttora fonte di molte inefficienze del settore pubblico. Occorre, però, garantire certezza e stabilità delle regole, senza proroghe, deroghe e eccezioni di nuove disposizioni che possano indurre una “fuga” dalla disciplina generale.

Inoltre, è necessario concentrarsi su un’efficace attuazione amministrativa da parte delle amministrazioni pubbliche per l’adozione rapida e tempestiva dei decreti attuativi, tra cui quello sulla remunerazione degli amministratori, nonché per la messa in opera della revisione straordinaria e della razionalizzazione annuale. In questa prospettiva è apprezzabile il rafforzamento dei sistemi di controllo e di sanzione previsti, ma è indispensabile un avvio rapido della struttura nazionale di monitoraggio e indirizzo, affinché sia pienamente operativa prima del 2018, quando le pubbliche amministrazioni dovranno adottare i piani di razionalizzazione.

Oltre alla positiva impostazione giuridica generale, il Testo unico può essere apprezzato anche perché prevede significative e innovative misure per migliorare la trasparenza, l’efficacia, l’efficienza e l’economicità dell’azione del socio pubblico e prevenire e gestire al meglio le crisi aziendali con effetti benefici anche sulle risorse pubbliche, che non possono essere più spese per rimediare alle inefficienze gestionali. Tuttavia, il Testo unico sembra ancora poco sviluppato nella prospettiva di una gestione industriale delle partecipazioni societarie della pubblica amministrazione.

In particolare dall’analisi svolta emerge un generale favore per le aggregazioni, la quotazione in mercati regolamentati e l’ingresso dei privati nella compagine societaria, senza specifiche e incisive misure di incentivo, soprattutto con riferimento alle public utilities locali. Con riferimento a quest’ultima tipologia societaria è, infatti, spiccata l’esigenza di recupero di efficienza, di crescita dimensionale, di sinergia con partner industriali e finanziari, peraltro interessati a sostenere processi aggregativi e a produrre economie di scala. Un intervento in tal senso, si riscontra nel distinto Testo unico in materia di servizi pubblici locali d’interesse economico generale, ancora in corso di approvazione.

Tuttavia, gli incentivi alle aggregazioni ivi previsti, appaiono scarsamente incisivi per garantire una competitività delle utilities italiane nei mercati europei e internazionali. Occorre, dunque, non solo una visione d’insieme sulle società a partecipazione pubblica, ma serve sviluppare anche una visione strategica settoriale. In questa prospettiva, è auspicabile che il quadro normativo sia accompagnato da un solido rafforzamento dell’attività di regolazione indipendente e controllo nei settori di operatività delle partecipate pubbliche.

Solo così è possibile garantire nel lungo termine un’efficiente gestione delle partecipate pubbliche, un miglior utilizzo delle risorse pubbliche, con riduzione della spesa pubblica e degli sprechi, e una maggiore qualità e concorrenza nei servizi offerti a cittadini e imprese. La stabilità e la modernità delle regole, l’efficienza gestionale dei soci pubblici e la capacità manageriale dei vertici societari possono, inoltre, contribuire allo sviluppo di una politica industriale capace di attrarre investitori e promuovere gli investimenti di lungo termine necessari per una crescita economica e sociale stabile e duratura del Paese.


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