Qualcosa bolle in pentola tra Donald Trump e la comunità ispanica degli Stati Uniti, almeno quella piccola fetta di tale comunità che non gli è ostile dopo gli attacchi e gli insulti che avevano segnato soprattutto le prime fasi della sua campagna. Il magnate, parlando alla Fox, nega di prepararsi a fare “marcia indietro” sulla deportazione dagli Usa di 11 milioni di immigrati irregolari e sull’erezione d’un muro al confine con il Messico. Ma aggiunge: “Vogliamo dare una risposta equa e seria. Giusta ma dura”.
E la sua nuova portavoce Kellyanne Conway dice alla Cnn che l’entità delle deportazioni “deve ancora essere determinata”, mentre in passato lo showman aveva apertamente parlato di 11 milioni.
Domenica scorsa, dopo i cambi alla guida della sua campagna, il candidato repubblicano, che ha già aperto al voto dei neri, aveva avuto una riunione a porte chiuse con leader della comunità ispanica a lui favorevoli. In quell’occasione, secondo Univision e BuzzFeed, Trump si sarebbe dichiarato disponibile a definire percorsi per la legalizzazione di alcuni irregolari. E dal suo staff erano venute indicazioni secondo cui il magnate si sarebbe “dimostrato molto aperto”, anche se non avrebbe “ancora deciso” un cambiamento di rotta in materia.
L’attenzione è ora puntata su un discorso previsto per giovedì in Colorado, dove Trump dovrebbe proprio parlare di immigrazione. ”Penso che giovedì avremo un piano di cui ogni latino, democratico o repubblicano, potrà essere orgoglioso come strumento realistico e compassionevole per risolvere il problema” degli immigrati irregolari, ha detto Jacob Monty, un avvocato di Houston che si occupa di immigrazione e che presiede il Consiglio ispanico per Trump.
”Se avremo ottenuto un touchback (regola del football americano che prevede il ritorno della palla agli avversari, ndr), penso che sia una cosa enorme”, aveva proseguito Monty, riferendosi all’ipotesi di fare tornare gli immigrati irregolari al loro Paese perché possano lì chiedere un visto per rientrare negli Usa, come proposto nel 2007 dall’allora deputato Mike Pence, ora candidato vice di Trump.