I valori in campo non sono comparabili, ma anche il business italiano di Apple ha dovuto fare i conti con il Fisco. Perché, come emerge dai bilanci delle società del colosso di Cupertino attive sul mercato italiano, in qualche modo l’amministrazione finanziaria stava col fiato sul collo al colosso statunitense. Al punto che la società Apple Retail Italia nell’esercizio fiscale 2014-2015, chiuso lo scorso settembre, ha dovuto accantonare una somma di oltre nove milioni che ha mandato in rosso i conti della branch nazionale. Questo perché il 28 dicembre 2015 poi l’azienda ha sanato il contenzioso emerso con lo Stato relativo a imposte (Ires, Irap e Iva), relative al periodo 2010-2013, per un ammontare complessivo di 8,76 milioni.
Una cifra che non ha nulla a che vedere con i 13 miliardi comminati dalla Ue, ma che ha permesso ad Apple «di sanare tutte le pendenze con l’amministrazione finanziaria», si legge nei documenti di Apple Retail Italia che ha chiuso l’esercizio 2014-2015 con una perdita di 2,1 milioni a fronte di un utile di 3,1 milioni dell’annata precedente dopo aver versato imposte per 4,8 milioni. Il tutto a fronte di un giro d’affari di 405,2 milioni (+26%, grazie all’apertura di due nuovi punti vendita e all’immissione sul mercato di prodotti quali l’Apple Watch), un mol di 8,53 milioni (-36%) e un risultato operativo di 2,17 milioni (-63%).
Margini sui quali hanno inciso le svalutazioni, superiori ai 10 milioni, e appunto l’accantonamento a fondo rischi per la grana fiscale poi risolta. Apple Retail, ossia la società che vende i prodotti della Mela nei 16 store sparsi per l’Italia, è la vera branch locale del colosso made in Usa, al punto da essere consolidata nel bilancio della casa-madre di Cupertino. Ma sul territorio italiano a operare vi è anche un’altra succursale dell’azienda tecnologica: la Apple Italia.
Quest’ultima, però, come nel caso delle subsidiaries delle varie Google, Facebook e così via, è la società che presta i servizi alle consociate europee, la gran parte domiciliate per l’appunto in Irlanda. Difatti i 31,7 milioni di ricavi indicati nel bilancio 2014-2015 fanno riferimento «prestazioni di supporto alle vendite e ai servizi di marketing resi nel corso dell’esercizio nel rispetto dei contratti in essere con altre società del gruppo Apple», si legge nei documenti contabili, che riferiscono di poco più di cinque milioni di tasse versare e di un utile netto di oltre 10 milioni. Ha invece cessato l’attività lo scorso luglio la Apple spa, ovvero la società che fino al 2014 era proprietaria dell’immobile di Cologno Monzese, affittato alla Apple Italia e rivenduto a quattro milioni, ottenendo una plusvalenza di 2,84 milioni. Dai bilanci infine emerge che, complessivamente, le tre società italiane della Mela di Tim Cook nel 2014-2015 hanno pagato tasse per 10,9 milioni.
(Articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi)