Silvio Berlusconi individua il proprio avversario in Pier Luigi Bersani. Lo dichiara continuamente, per sfruttare l’immagine del “comunista” (non si faccia ironia sulla parola: per milioni di italiani il Pd è la continuazione del Pci) e, per converso, di richiamare su di sé i voti di chi vuole sconfiggere comunismo, comunisti e sinistra. Alla medesima logica risponde la volontà di ridimensionare Mario Monti, ostentando di considerarlo non un avversario o un concorrente, bensì un incidente politico insignificante.
Il grande ostacolo, l’avversario reale, il vero nemico del Cav è Silvio Berlusconi. Qual è infatti l’impresa impossibile che si prefigge? Riconquistare i delusi. Ancor oggi i sondaggi rilevano oltre il 40% di incerti, astensionisti, silenti. Ebbene, è opinione diffusa che almeno la metà di questi votanti allo sbando siano ex sostenitori del Pdl. Se il Cav riuscisse a riprenderne una buona fetta, il gioco sarebbe fatto. Non si badi ai numeri giocherelloni con i quali infarcisce le sue previsioni: gli stessi suoi collaboratori sono ben più pessimisti rispetto alle cifre che elargisce con ridente ottimismo. Però è vero un fatto: il Pd si avvantaggia non tanto dell’ampliamento del proprio campo, quanto della dissoluzione del campo avversario.
Ecco, allora, avanzare il vero nemico: Berlusconi. Milioni e milioni di italiani non ne vogliono più sapere di lui. Dopo averlo votato, sono amareggiati, disingannati, frustrati, stanchi, incavolati neri: “basta, non lo voto più”, tale è l’affermazione che si sente girare, ovunque. Questa gente detesta il Cav, dopo averlo amato. Non si fida più, non ne può più, non lo vuole più. Berlusconi deve togliere di mezzo il proprio se stesso vituperato.
(sintesi di un’analisi più articolata che è apparsa oggi sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi)