Giuseppe Garibaldi è un eroe italiano, ma ha anche un lato latinoamericano. È stato un uomo di avventure e di azione; un personaggio che sapeva perseguire i suoi sogni, grandi, fatti di un autentico amore per la libertà. Il legame con la Patria – concetto astratto che, però, traccia elementi concreti dell’identità collettiva e individuale – non si limitava alla sua Patria. La Patria per lui era una dimensione intima e universale, era qualcosa di così importante che l’ha fatta diventare un motore di vita. Dal cuore e la mente aperti, Garibaldi si è impegnato in battaglie rischiose per difendere anche la Patria altrui. Ed è per questo che oggi è conosciuto come “l’eroe dei due mondi”.
Era un visionario, moderno e globale. Dall’Europa è fuggito perché pesava su di lui una condanna a morte, ma quelle terribili circostanze l’hanno portato in un luogo che gli ha regalato un altro destino grandioso, una famiglia e una nuova casa: l’Uruguay.
DI DESTRA O DI SINISTRA?
“Ma Garibaldi era di destra o di sinistra? Potrebbe essere stato di destra, ma presumibilmente era di sinistra”. Questo è uno dei ricordi associato alla figura di Garibaldi, espressi da Giorgio Malfatti di Monte Tretto, segretario generale dell’Istituto Italo-Latinoamericano (Iila) durante la presentazione del libro “Garibaldi ‘El Libertador’”. Vita e leggenda di un italiano che ha fatto la storia: i suoi sette anni in Uruguay (1841-1848)” di Federico Guiglia.
All’evento organizzato dall’Ambasciata dell’Uruguay, martedì 13 settembre, hanno partecipato Gastón Lasarte, ambasciatore dell’Uruguay in Italia, Annita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei due Mondi, Gabriele Pagliuzzi, editore, e Sylvia Irrazábal, addetta culturale dell’ambasciata dell’Uruguay in Italia. Le letture tratte dal libro sono state interpretate dall’attrice e cantante Fatima Scialdone.
UN VERO RIVOLUZIONARIO
Il Garibaldi che arriva in terra sudamericana per vivere anni intensi si schiera subito nel contesto politico e comincia a lottare a favore della libertà. Non era soltanto un rivoluzionario, ma un “rivoluzionario sempre pronto a ricominciare”, che parlava il linguaggio della gente comune; così lo descrive lo scrittore e giornalista, Federico Guiglia, autore di “Garibaldi ‘El Libertador’”, edito dalla Collana Parco Esposizioni Novegro.
LA VITA DI GARIBALDI
Con un linguaggio narrativo accattivante, ma allo stesso tempo essenziale, Guiglia racconta la vita di Garibaldi in Uruguay: la vita familiare, le battaglie epiche, le convinzioni politiche, i sogni e le difficoltà, senza dover ricorrere a troppi ornamenti. Con Garibaldi bastano i fatti, che parlano da sé, come ha spiegato lo scrittore durante la presentazione del libro.
LA CAUSA POLITICA
Il Garibaldi che sbarca in Uruguay assume, da subito, una posizione politica, sebbene all’epoca non fosse semplice. Sposa la causa dei Colorados, ma nel corso del tempo si trasforma in una figura apprezzata da entrambe le fazioni. Anni dopo, è proprio un rappresentante dei rivali, i Blancos, a proporre un Museo in onore di Garibaldi.
L’AMORE SUDAMERICANO
Il giorno della sua morte, un corteo sfilò per le strade di Montevideo per salutare un morto che non c’era. Il corpo era dall’altra parte dell’Oceano, nell’isola di Caprera. Nessuno, però, aveva dimenticato Garibaldi e quello che aveva fatto per l’Uruguay. “Ma l’amore sudamericano per Garibaldi non lo si può spiegare né con la selva di bandiere, uruguaiane e italiane, che accompagnavano quel corteo funebre senza feretro, né con i fiori che la gente buttava dai balconi per una cerimonia civile che voleva essere dolce come il ricordo […] Per capire il valore di Garibaldi in America latina, bisogna, semplicemente, raccontarlo”, si legge nell’introduzione di “Garibaldi ‘El Libertador’”.
UN LIBRO CON “GARRA”
“Garibaldi ‘El Libertador’” non è un libro di storia, ma un racconto storico documentato, con fonti di prima mano. Così come Domenico Garibaldi trasmise al figlio Giuseppe Garibaldi l’amore per il mare, Guiglia ha ereditato la passione per l’eroe “dei due mondi” da due figure straordinari che hanno influenzato la sua vita: il padre italiano, Tullo, nato a Mantova, e il secondo marito della madre, l’uruguaiano Oscar Ravecca, già presidente dell’Istituto Nazionale dei Minori: “Ho scritto 15 libri, con caratteristiche diverse perché ho sempre voluto raccontare – ha detto Guiglia -. Ma questo l’ho scritto perché dovevo farlo. Oltre al piacere avevo un dovere morale”. Lui, con la complessità e l’apertura di cui sono fatti gli individui con un’identità ibrida, ha saputo miscelare la “garra” uruguaiana con la raffinata intensità italiana. Nelle pagine di “Garibaldi ‘El Libertador’” lo sguardo europeo si intreccia con quello latinoamericano, al punto che non si sa se l’io narrante è a Roma o Montevideo.
RICERCA STORICA DECANTATA
Guiglia, che in Uruguay ha vissuto fino ai 13 anni e ogni anno ci ritorna, dieci anni fa ha raccolto informazione, dati, aneddoti e storie. Ha preferito non scriverlo subito il libro, perché non voleva fare storia. Il materiale è decantato, come il buon vino, ed è stato scritto senza l’effervescenza dell’immediatezza, dopo una lunga riflessione.
DEDICATO AI SOGNATORI
“Garibaldi ‘El Libertador’” racconta “con gradevolezza l’inedito, sempre cose nuove, con profondità e autorevolezza”, ha puntualizzato Malfatti di Monte Tretto. Un libro dedicato “a quelli che sognano di cambiare il mondo, a quelli che l’hanno cambiato, a quelli che ci hanno provato”; un libro dedicato ai sogni e ai sognatori, “perché solo ai sognatori è dato, talvolta, il dono di avvicinarsi alla felicità”.