Skip to main content

Ripartiamo dalle città per un trasporto sostenibile

Di Maurizio Pernice

Gli obiettivi e le linee di indirizzo della politica comunitaria dei trasporti di medio e lungo periodo sono tracciati nel Libro Bianco della Commissione europea Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti – Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile” (2011) al fine di superare le criticità del sistema attuale e ridurre gli impatti del settore dei trasporti nei cambiamenti climatici, nella qualità dell’aria, nel traffico e nella salute. La politica della Ue prevede di dimezzare nei trasporti urbani l’uso delle autovetture “alimentate con carburanti tradizionali” entro il 2030 ed eliminarlo del tutto entro il 2050; conseguire nelle principali città un sistema di logistica urbana a zero emissioni di CO2 entro il 2030; trasferire sulle percorrenze superiori ai 300 km entro il 2030, il 30% del trasporto di merci su strada a mezzi quali ferrovia o vie navigabili.

A tali fini, è necessario garantire un’efficiente ed efficace gestione delle componenti della domanda di mobilità e dell’offerta dei sistemi di trasporto.

L’obiettivo della mobilità sostenibile deve essere conseguito prioritariamente nelle aree urbane che subiscono maggiormente i problemi di congestione del traffico, della scarsa qualità dell’aria e dell’esposizione all’inquinamento acustico. Sul punto i dati disponibili non lasciano margini di incertezza. In Italia il trasporto su strada è infatti responsabile di circa un quarto delle emissioni di CO2 del settore dei trasporti e perciò, in coerenza con le indicazioni della programmazione comunitaria 2014-2020, è a livello urbano che devono essere adottati modelli di smart-city e promossa la diffusione di sistemi di trasporto a basse emissioni di carbonio, ivi inclusa la promozione della mobilità urbana multimodale sostenibile e di adeguate misure di mitigazione e adattamento.

In questo contesto si inquadrano le iniziative attivate dal ministero dell’Ambiente sin dal 2007 con il Fondo mobilità sostenibile che ha finanziato 232 interventi a favore di 106 Comuni con una dotazione complessiva di 240 milioni di euro, e più di recente con il Protocollo di intesa sottoscritto il 30 dicembre 2015 con la Conferenza delle Regioni e Province autonome e l’Associazione nazionale dei Comuni italiani e con l’emanando decreto di approvazione del Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro istituito dall’articolo 5 della Legge 28 dicembre 2015, n. 221.

Più precisamente, il Protocollo di intesa individua e disciplina le misure omogenee su scala di bacino finalizzate a migliorare e a tutelare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di gas climalteranti, con interventi prioritari nelle città metropolitane. Per promuovere la mobilità sostenibile, il Protocollo impegna le parti a promuovere il passaggio a modalità di trasporto pubblico a basse emissioni nonché di attivare misure di sostegno e sussidio finanziario per l’utenza del trasporto pubblico come, ad esempio, l’offerta di abbonamenti integrati treno/bus/metro/bike o car sharing, la sosta gratuita nei nodi di scambio extraurbani, corsie preferenziali per il trasporto pubblico e aree di totale pedonalizzazione.

Nell’ambito dei finanziamenti stanziati recentemente a favore di enti locali, l’articolo 5 della Legge 28 dicembre 2015, n. 221 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, ha attribuito nel bilancio del ministero dell’ambiente la somma di 35 milioni di euro da destinare al Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro al fine di finanziare progetti predisposti da uno o più enti locali e riferiti a un ambito territoriale con popolazione superiore a 100mila abitanti, con la finalità di incentivare scelte di mobilità urbana alternative all’automobile privata, anche al fine di ridurre il traffico, l’inquinamento e la sosta degli autoveicoli in prossimità degli istituti scolastici e delle sedi di lavoro.

Il decreto di approvazione del Programma è in fase di emanazione, a seguito dell’avvenuta acquisizione dei pareri favorevoli del mnistero delle Infrastrutture e dei trasporti, della Conferenza unificata di cui all’art. 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e delle Commissioni parlamentari riunite Ambiente e Trasporti della Camera dei deputati e del Senato.

Infine, si deve ricordare l’Osservatorio nazionale sulla Sharing mobility istituito dal ministero nel settembre 2015 con l’obiettivo di acquisire in maniera organica i dati relativi agli impatti economici, sociali e ambientali delle azioni realizzate a livello nazionale derivanti dalle diverse attività di sharing mobility (car sharing, car pooling, bike sharing, etc..). A fine anno l’Osservatorio presenterà il primo Rapporto nazionale sulla mobilità condivisa, un documento realizzato con la collaborazione di istituzioni, associazioni e imprese, complessivamente circa 60 soggetti tra i quali i principali operatori di servizi di mobilità condivisa in Italia, che raccoglierà le esperienze di successo avviate a livello nazionale ed europeo allo scopo di promuoverne una maggiore diffusione. Se questa iniziativa dimostrerà di poter conseguire i risultati  attesi, potrà rappresentare un valido modello di lavoro anche per successive esperienze che riguardino questo stesso tema o altre aree di interesse strategico per l’Italia.

Maurizio Pernice (Direttore generale della Direzione clima ed energia del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare)

×

Iscriviti alla newsletter