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Nencini: mi piace parlare di un nuovo inizio come nel 1892

Passato in 48 ore il malumore, forse per aver ritrovato “l’orizzonte politico condiviso” ed “una equlibrata rappresentanza dei territori”, che lo aveva portato a minacciare la rottura dell’alleanza con tanto di dimissioni sul tavolo, Riccardo Nencini e’ ora entusiasta dell’accordo con il Pd. Con Bobo Craxi e Marco Di Lello al fianco ha annunciato: “mi piace parlare di un nuovo inizio” per il Psi che, 120 anni dopo la fondazione, avrà dalle prossime elezioni politiche una delegazione in Parlamento come quella tra le due tornate elettorali del 1892 e del 1895 quando i socialisti in Parlamento passarono da 5 a15.

Il malumore era ‘politico’ e non, come i media volevano far credere, legato ai ‘numeri’, pur se “noi socialisti non facciamo gli ospiti in casa di nessuno”. I nomi dei candidati socialisti del ‘nuovo inizio’? Top-secret. Si sapranno solo a metà settima prossima! C’e’ chi, Pd e Sel, non ha problemi e fa le primarie; chi li sceglie senza consultazioni: il Psi ha “un sistema ottocentesco” fatto di Federazioni provinciali e Comitati Regionali che compongono autonomamente ‘una rosa’ di aspiranti sui quali la direzione sceglie!

Al di là del politichese ermetico di  Nencini, il Psi avrà “cinque candidati all’interno nelle liste Pd che restano – come conferma Enrico Letta numero due del Pd – esattamente quelle varate dalla direzione nazionale del Pd martedì 8 gennaio”. Si tratta dei cinque sicuri o garantiti tra Camera e Senato, ai quali se ne potranno aggiungere altri, ma in collegi meno sicuri e garantiti: nelle liste già compilate dalla direzione del Pd sono state lasciate libere le caselle con la dizione ‘nazionali di altri partiti’ per i posti sicuri e garantiti, molte altre vuote, a indicare i collegi meno sicuri e garantiti. C’e’ da supporre che se le liste sono state varate l’8 gennaio, i numeri, e la distribuzione dei candidari tra sicuri e meno sicuri, siano stati definiti prima. Insomma, l’accordo c’era già. Ed allora si spiega la ‘rivolta’, alquanto rumorosa, dei territori che di fronte al silenzio chiedevano liste autonome del Psi apparentate alle liste del Pd: e forse dopo aver evitato inopportunamente le Primarie per il Premier del centro-sinistra, il modo migliore di festeggiare i 120 anni della nascita sarebbe stato proprio quello di misurarsi sul campo con il proprio simbolo ma soprattutto con la propria identità politica, che certamente non è della stessa statura culturale e personale di quella che caratterizzò gente come Andrea Costa, Filippo Turati, la ‘dottora dei pover’ e femminista Anna Kuliscoff, Claudio Treves, Leonida Bissolati. Nessuno di costoro, uomini di grande cultura, pionieri del riformismo con la ‘R’ maiuscola, si sarebbe mai permesso di bollare, come ha fatto Nencini in perfetta linea di continuità con qualche suo predecessore ben piu’ famoso, i socialisti dissidenti, non iscritti che iscritti al ‘suo’ Psi, con la pessima dizione, “reduci di Salò” o ‘repubblichini’ che dir si voglia. Ancora più fuori luogo quest’accusa per lesa maestà, stante che la maggioranza dei socialisti non iscritti al ‘suo Psi’ e molti degli iscritti si sono, da qualche anno, ritrovati a discutere pubblicamente sulla validità e attualità della ‘lezione’ umana, politica ed economica di chi, a suo tempo, nella durissima lotta al nazi-fascismo ha perso un polmone, Riccardo Lombardi. Il quale del resto é stato un buon profeta sulle sorti del suo partito, quello con falce e martello, libro e sole nascente, quando il 30 giugno 1984 nel suo ultimo intervento al Cc ebbe a dire: “Un Psi così non ha motivo di esistere”. E Nencini che è estraneo alla storia e cultura di Lombardi, lo conferma proseguendo nello ‘stile’ – prima ancora che nella gestione accentrata nelle proprie mani – con il Psi del garofano dell’era Craxi. Allora i dissidenti (Codignola, Leon, Veltri, Achilli) o se ne andavano o venivano neanche gentilmente pregati di accomodarsi fuori! Solo nei confronti di Lombardi, Craxi non ebbe mai il coraggio di replicare nonostante – per i metodi usati nella gestione del partito – lo equiparo’ ad un ‘Fuhereprinzip’. Craxi e i suoi adepti – molti dei quali divennero suoi acerrimi nemici nella disgrazia – soffrivano l’Ingegnere ‘acomunista’, come del resto i comunisti, tranne Bruno Trentin “il lombardiano del Pci”..

Venendo ai cinque ‘garantiti’, chi sono? Se lo chiedono legittimamente gli iscritti. Tre dovrebbero essere quelli che hanno annunciato ‘la pace’, ma per una parte degli iscritti ‘la resa’, con il Pd: Riccardo Nencini, Bobo Craxi, Marco Di Lello. Ai tre dovrebbero aggiungersi, Pia Locatelli, eletta per la seconda volta Presidente dell’Internazionale Socialista Donne, apprezzata e voluta da Pier Luigi Bersani, unica personalità socialista di livello e Oreste Pastrorelli, il tesoriere del Psi e ‘uomo di fiducia’ di Nencini come Di Lello, coordinatore della segretaria. Bobo Craxi, già sottosegretario agli Affari Esteri nel governo Prodi del 2006, avrebbe ‘il via libera’ di Massimo D’Alema che tornerà molto probabilmente a guidare la Farnesina nel prossimo governo. Poi ci sarà da sistemare al meglio Pietro Larizza, ex-leader della Uil, che non ha lasciato traccia di sé a differenza invece di Giorgio Benvenuto. La Uil ha già piazzato pero’ un suo ‘uomo’ nel listino di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio: Luigi Scardaone. Forse poi, come esterno, Claudio Martelli, ex-delfino di Bettino Craxi e ‘coraggioso’ Ministro della Giustizia nel1991. In quel ruolo Martelli affidò a Giovanni Falcone la Direzione Generale degli Affari Penali e con lui lavoro’ alla Superprocura antimafia. Di recente sulla controversa trattativa Stato-mafia, Martelli ha accusato l’ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro di essere: “Lui il dominus, colui che regnava”; di aver lui scelto “Conso, Amato, Mancino e Capriotti”, insomma di essere stato il protagonista di una “regia che ci fu per la ‘normalizzazione’ del rapporto con la mafia”, con l’obiettivo di fermare le stragi. Martelli farebbe poi coppia con Piero Grasso il procuratore antimafia candidato al Senato e stretto collaboratore a suo tempo di Falcone e Paolo Borsellino: un contrappeso di tutto rispetto ad Antonio Ingroia, il magistrato-leader di ‘Rivoluzione civile’ con l’icona socialista del ‘Quarto Stato’ di Pellizza da Volpedo. Insieme a Martelli, potrebbe essere ripescato, sempre tra gli esterni, l’ex-portavoce del Psi e direttore dell’Avanti! Ugo Intini, autore del voluminoso ‘Avanti! Un giornale, un’epoca. 1896-1993: le sue pagine, i suoi giornalisti e direttori raccontano il secolo’. Altri esterni al Psi: lo storico Mario Gervasoni e magari Beppe Englaro, che nel Pd pero’ non ha sponsor nel Pd! Ecco, se Nencini riuscisse, dando così ampia prova di autonomia, a piazzare Englaro – qualora fosse disponibile – in un collegio quasi sicuro, iscritti e non iscritti saprebbero adeguatamente apprezzare molto il gesto per un candidato laico in tutto!


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