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Basta chiacchiere, ecco i veri piani di Bersani, Berlusconi e Monti sull’Imu

“Il fisco nell’urna” è il titolo dell’editoriale di oggi di Massimo Giannini su Repubblica. L’argomento tasse è al centro di questa campagna elettorale e forse, data l’importanza che sta assumendo la questione Imu ci si potrebbe sbilanciare dicendo “la tassa sulla prima casa nell’urna”.

E’ principalmente sulla modifica dell’Imposta municipale che dibattono i tre leader dei rispettivi schieramenti, Pier Luigi Bersani per il centrosinistra, il premier uscente Mario Monti per la coalizione di Centro e Silvio Berlusconi per il centrodestra.

Le idee del centrodestra

Anzi, uno dei tre, il Cavaliere, ha incentrato il suo ritorno in campo e il recupero dei consensi proprio sul vecchio tema della difesa del diritto di proprietà (la casa è “sacra”) e la eliminazione dell’Imu sulla prima abitazione, così come aveva promesso e in parte realizzato nel 2008. Non c’è apparizione in tv dove l’ex premier non spieghi come e dove recuperare i 4 miliardi utili per realizzare questa operazione.

Nel primo Consiglio dei ministri in caso di vittoria del centrodestra, è la promessa di Berlusconi, sarà presentato il decreto apposito, con la previsione delle nuove tasse compensative su alcolici, tabacchi, giochi e qualche dismissione statale.

Il programma del centrosinistra

Dall’altra parte dello schieramento, Pier Luigi Bersani assicura che l’Imu andrò alleggerita, grazie ad un contributo di solidarietà (non vogliono proprio chiamarla patrimoniale) che andrà a colpire le grandi proprietà. L’Imu non sarà abolita, insomma, ma resa più equa. Il segretario del Pd ha già spiegato che starebbe pensando ad un’esenzione del pagamento sotto i 500 euro che esenterebbe da questo pagamento il 45% degli italiani. Il mancato introito sarebbe di 2,8 miliardi da recuperare facendo pagare un’Imu maggiore a chi possiede la prima casa con un valore catastale superiore ad un valore tra “un milione e mezzo e i 2 milioni di euro”, come ha dichiarato Bersani. L’obiettivo del Pd è assicurare, ha sottolineato Alessandra Moretti su Twitter, “una maggiore gradualità anche rispetto al reddito familiare. Non ci sarà nessuna patrimoniale, ma un contributo di solidarietà a chi ha un patrimonio immobiliare che supera un milione e 700 mila euro”. La soglia insomma sarebbe ancora da decidere. Inoltre si starebbe pensando ad un più ampia riforma del catasto che dia maggiori poteri ai sindaci.

Il progetto centrista

Anche il premier, al centro di tutte le polemiche e del malcontento per la stangata fiscale, è intervenuto sull’argomento. Anzitutto ricordando che l’imposta era stata già prevista dal Governo Berlusconi e dall’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e poi garantendo una sua revisione in caso di bis a Palazzo Chigi. Ad esempio, allineando i valori catastali a quelli di mercato e rendendo così più omogenea ed equa la tassazione. Il premier poi, un po’ come Bersani, vorrebbe destinare maggiormente il gettito ai Comuni. Dei 24 miliardi attuali, 8,4 sono destinati allo Stato e la restante parte nelle casse di chi li ha avuto l’onere di riscuoterli, ossia i Comuni.

 

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