Si chiama “The Garbage Patch State”, ed è all’origine della gigantesca installazione di Maria Cristina Finucci ambientata nella meravigliosa isola di Mozia, a due passi dalla sicula Trapani. Uno stato creato dalla fantasia di un’artista – e nello stesso tempo architetto – per far capire i danni provocati dall’inquinamento: un’emergenza causata dall’uomo, che realizza prodotti usa e getta impossibili da distruggere, come i tappi di plastica. Ecco così un monumentale “Help”, visibile perfettamente dall’alto, costruito proprio con due tonnellate di tappi di plastica, che giace sul terreno dell’isola dove i ruderi cartaginesi e romani hanno fino ad ora attirato i turisti. Ora, per merito della Fondazione Terzo Pilastro guidata da Emmanuele Francesco Maria Emanuele, la Fondazione Giuseppe Withaker (proprietaria del sito) presenta e ospita l’invenzione post-ambientalista dell’architetto Finucci, ideatrice del progetto “L’età della plastica”.
Cinque milioni di tappi, ingabbiati dalle Officine Maccaferri, che ricordano le infinite distese di plastica che ammorbano gli oceani, ingombranti relitti del consumismo destinati a evidenziare, per sempre, il potere inquinante della vita contemporanea. Se Michelangelo Pistoletto ha creato la “Venere degli stracci”, Finucci inventa “Il giovinetto degli stracci”: un ammasso di residui plastici che avvolge la bellezza di un’antichità emozionante, ovvero il marmo che ritrae l’efebo Alcimedonte, costringendo tutti a misurarsi con un presente misero e meschino. Se Valeria Catania realizza la serie “Chirurgia plastica”, aggiungendo valore a una materia esausta per creare immagini rivoluzionarie grazie alla luce (opere apprezzatissime dallo stesso Emanuele a Spoleto, in occasione del Festival dei Due Mondi), Finucci accumula semplicemente oggetti. La sostanza che viene superata dalla forma, senza appello. Con Emanuele capace di sottolineare senza peli sulla lingua cosa verrà detto di alcuni personaggi: di un senatore a vita del passato, per esempio, “la gente ricorderà solo che portava la cravatta sopra il pullover e l’orologio sul polsino, nient’altro”. Dove ogni riferimento, non casuale, evocava la figura di Gianni Agnelli.
Le installazioni dedicate a questa emergenza sono state realizzate in varie città del mondo: a Parigi nel padiglione centrale dell’Unesco (2013) e alla Conferenza Mondiale sul Clima (2015); a Venezia in occasione della Biennale Arte (2013 e 2014); a Madrid (2014); a Roma presso il Maxxi (2014); a New York all’interno della sede dell’Onu (2014); a Milano (Esposizione Universale 2015). L’installazione “Help”, l’età della plastica è affiancata da una pubblicazione, curata da Giuseppe Barbieri e Silvia Burini ed edita da Terraferma, che contiene i testi critici dei curatori e le immagini dell’opera allestita all’isola di Mozia. Finucci, è ideatrice del progetto Wasteland – The Garbage Patch State, Paola Pardini è direttore del progetto Wasteland – The Garbage Patch State.
“Help, the Age of Plastic è l’esito della fantasia immaginifica di un’artista che crea un luogo sintetizzatore dell’esistenza e della sovranità dei materiali di rifiuto, una metafora utopica negativa di cui dobbiamo farci carico mediante una fruttuosa collaborazione tra enti pubblici e privati”, ha detto il sottosegretario ai beni culturali Antimo Cesaro. Uno dei pochi politici, se non l’unico, apprezzato da Emanuele. Il quale non ha dimenticato il suo animo ludico, dilettando i (e soprattutto le) presenti. In una serata dove l’autunno, in realtà, non è ancora iniziato. Con il Mediterraneo che implora pietà.