Negli Stati Uniti è stata già definita un’influenza record, una delle peggiori in dieci anni, un’epidemia. E potrebbe ancora peggiorare, a detta degli esperti, con 41 Stati americani su 50 ormai nella sua morsa e 29 che riportano una situazione “severa”.
Boston da ieri ha dichiarato una vera e propria emergenza. Accanto alla salute delle famiglie, però, preoccupa adesso l’impatto sulla salute dell’economia, con decine di miliardi di dollari sottratti alla crescita soprattutto in un primo trimestre del 2013 già previsto debole, sottolinea l’agenzia stampa Radiocor.
Un’espansione “malata” potrebbe fermare i progressi del mercato del lavoro e danneggiare produttività e consumi, avvertono gli economisti dello stesso governo federale. Il Wall Street Journal riporta uno studio del Dipartimento del Lavoro che ha rilevato come nella stagione dell’influenza le assenza dal lavoro aumentino mediamente del 32%, finora con un picco di 3,3 milioni di dipendenti raggiunto nel febbraio del 2008, su una forza lavoro americana di 156 milioni.
Un effetto molto maggiore anche di quello di disastri metereologici, che normalmente non hanno mai tenuto a casa più di due milioni di persone. Soltanto di dirette spese ospedaliere e in visite mediche un’influenza costa in media alle aziende 10,4 miliardi di dollari, una stima che non considera neppure i danni alla produzione.
La società specializzata Challenger, Gray & Christmas, che studia trend del lavoro e del business, ha previsto che quest’anno simili costi per le imprese potrebbero moltiplicarsi vista la gravità della stagione influenzale. E ha suggerito di correre ai ripari: limitare gli incontri e puntare sul telecommuting per contenere il contagio, quello fisico e quello economico.