Incalza furiosa la dialettica politica sull’appuntamento del 4 dicembre allorché il popolo italiano è chiamato a esprimere il proprio parere sul testo della Costituzione modificata. E contemporaneamente in questi giorni una parte consistente di studentesse e studenti scendono in piazza ed occupano aule come antica forma di protesta autunnale, ricorrente.
Condivido alcuni motivi del loro scontento dell’avvio dell’anno scolastico molto molto faticoso soprattutto per il disordine degli organici, degli edifici fatiscenti, della mancanza dei docenti di sostegno soprattutto a chi ha diritto ed è disabile comunque allo studio.
Diciotto anni fa quando celebrammo il 50 esimo della Costituzione con alcuni amici costituzionalisti andammo nelle scuole e riproducendo la Gazzetta ufficiale del Testo della Costituzione (mi ricordo soprattutto le lezioni con Augusto Barbera, Luciano Vandelli, voci pacate, grandi maestri!) ne discutevamo con gli studenti. Un approfondimento sereno e un dibattito democratico con la micro società scolastica, che colse l’opportunità di darsi anche regole condivise, come politeia fondante negli istituti.
L’obiettivo era di far conoscere il Testo (spesso sconosciuto) ma soprattutto assimilarlo per indurre i ragazzi e le ragazze a considerare lo spirito costituzionale vivo e attuale per l’applicazione di stesse regole di convivenza uguali per tutti: elezione a turno dei rappresentanti di classe e sorteggio, incarichi da portare a termine, il diritto di libertà di parola purché non si offendano le persone o le istituzioni scolastiche,senza urlare, sanzioni se si violano i patti stabiliti dalle regole di istituto, ecc.
In buona sostanza tentammo di indicare ai giovani un possibile approccio empatico alla disciplina costituzionale convivendo gomito a gomito nelle classi,come modello di democrazia agita nella scuola. Una rilettura oggi meditata e consapevole dei principi della Costituzione sarebbe cosa buona per coglierne la vitalità e al contempo inadempienze che caratterizzano il nostro tempo,cercando elementi attuali di continuità o differenze incentivando le problematiche sul diritto allo studio, l’occupazione giovanile e cioè il lavoro nell’Italia di oggi e le difficoltà attuali.
Così forse ci si potrà confrontare con i giovani anche dopo quel 4 dicembre nel quale, comunque vada, ai nostri studenti abbiamo l’obbligo di offrire la prospettiva di un Paese dove l’istruzione e la formazione sono gangli vitali di una società evoluta.