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Chi è Ernest Simoni, il cardinale eroe che fece commuovere il Papa

Papa Francesco

Francesco aveva pianto nel parlare con lui. Era il 21 settembre 2014 quando nella cattedrale di Tirana l’84enne don Ernest Simoni, un francescano, aveva narrato a Francesco la sua storia di martirio personale nell’Albania di Enver Hoxha. Il primo Stato ateo al mondo, così si era definito, lo aveva incarcerato il 24 dicembre 1963 subito dopo aver celebrato la Messa, per fargli passare 27 anni in cella nel corso dei quali ha sofferto ogni tipo di sofferenza e tortura.

A Jorge Mario Bergoglio, che ha vissuto sulla sua pelle una dittatura (quella argentina, negli anni ’70), padre Simoni ricordò che qualche mese dopo l’arresto un ufficiale di polizia gli aveva detto: “Sarai impiccato come nemico perché hai detto alla gente che moriremo tutti per Cristo se necessario”. Lo torturarono perché volevano alzasse la voce contro la Chiesa e la Gerarchia, ma si era rifiutato. In quella cattedrale piena di gente, ricorda America Magazine, il settimanale dei Gesuiti yankee, gli avevano legato i polsi così strettamente con dei ferri al punto che il suo cuore smise di battere e lui fu vicinissimo a morire, “Ma il Signore volle che continuassi a vivere”. Lo condannarono a morte, ma la sentenza non fu mai eseguita.

Nel silenzio più totale della Cattedrale di Tirana, padre Simoni aveva chiuso la sua testimonianza dicendo al Papa: “Prego per intercessione della Madre Santissima di Cristo che il Signore le dia vita, salute e forza nella guida del gran gregge che è la chiesa di Cristo”. Quando aveva cercato di baciare la mano al Papa, lui si era alzato e lo aveva sollevato da terra dove s’era inginocchiato. Era stato Francesco, allora, a baciare la mano di padre Simoni ed abbracciarlo per un lungo momento, poi aveva appoggiato la sua fronte contro quella del francescano ed aveva pianto. Quindi si era tolto gli occhiali e si era asciugato le lacrime.

La nomina è stata accolta da padre Simoni con sbigottimento. Alla Radio Vaticana ha detto:

Quando ho visto in televisione l’Angelus che recito con il Santo Padre, ho sentito “Don Ernest”. E’ stata una sorpresa immensa per me: mai avrei pensato! Devo ringraziare il Signore per la vita che mi ha dato e per le grazie, le tante grazie che ho avuto. E’ opera e merito solamente di Nostro Signore Gesù Cristo e della Santissima Madonna. E così, come un povero missionario – un piccolo missionario di Gesù – ogni giorno prego l’amore di Gesù nel cuore di tutti gli uomini.

E sulla sorpresa della nomina ha commentato:

Questa è stata una sorpresa immensa! Io sono stato cinque volte vicino alla morte; in prigione mi avevano preso per eliminarmi, ma Dio mi ha salvato: mi ha salvato Gesù. Solo Gesù, Gesù amore infinito con noi!

Padre Simoni ha vissuto questi 30 difficili anni tra prigionia e lavori forzati. Gli è toccato fare il muratore, il minatore e poi l’addetto alle fogne di Scutari. Così ha raccontato a Stefano Pasta per Credere (fonte: Il Sole 24 ore) che: “appena finito di celebrare la vigilia di Natale nel villaggio di Barbullush, si presentarono quattro ufficiali con un ordine di arresto e fucilazione. Prendendomi a calci mi misero nella loro macchina». Per tre mesi rimase a Scutari nella stanza d’isolamento. Alla fine trovarono un pretesto per condannarlo: «Secondo le indicazioni di Paolo VI a tutti i preti del mondo, avevo celebrato tre messe per l’anima del presidente americano John Kennedy, ucciso un mese prima del mio arresto. Inoltre ero abbonato alla rivista russa L’Union soviétique, ormai invisa al regime filocinese». Era pronto a morire, ma inaspettatamente la sentenza fu commutata in venticinque anni di detenzione. Quando sua madre riceveva i vestiti per il cambio biancheria, erano quasi sempre sporchi di sangue.

Tra le peggiori punizioni subite i colpi di manganello sui talloni, fino alla liberazione avvenuta il 5 settembre 1990.

Padre Simoni è il secondo albanese a divenire cardinale. Ma il primo albanese a ricevere la porpora fu Mikel Koliqi, al quale Giovanni Paolo II concesse la porpora nel Concistoro del 26 novembre 1994. Il sacerdote era allora 92enne (è morto nel 1997). il cardinale Koliqi era stato condannato nel 1945 a 21 anni di lavori forzati perché accusato di ascoltare emittenti radiofoniche straniere: ma la punizione fu scontata per 38 anni, fino alla liberazione per motivi d’età nel 1986, dopo la morte di Hoxha.


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