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Tutti i dettagli sull’accordo per limitare i gas serra

E intesa fu. Circa 170 Paesi hanno concordato di limitare l’uso degli idrofluorocarburi (HFC), potentissimi gas serra utilizzati nei freezer e nei condizionatori d’aria. L’accordo, raggiunto a Kigali, come riporta la Bbc online, rientra nel piano di lotta al surriscaldamento del pianeta e impegna i Paesi industrializzati a ridurre l’uso degli HFC prima dei Paesi in via di sviluppo.

UN NUOVO TASSELLO NELLA DIPLOMAZIA INTERBNAZIONALE SUL CLIMA

«La scorsa settimana, abbiamo appreso che l’Accordo sul clima di Parigi entrerà in vigore nel mese di novembre dopo che l’Unione europea ha aderito formalmente all’intesa, superando così le barriere per diventare finalmente realtà. Ma questa settimana è stato posto un ulteriore e importante tassello nella diplomazia internazionale sul clima, attraverso l’adozione di un emendamento al protocollo di Montreal del 1987», commenta il Washington Post.

L’IMPEGNO DEI PAESI INDUTRIALIZZATI (E NON)

L’accordo odierno rappresenta, in effetti, il primo test della volontà globale di combattere il surriscaldamento del pianeta dallo storico Accordo di Parigi per ridurre le emissioni di carbonio raggiunto l’anno scorso. Secondo l’intesa, alla quale si è arrivati dopo negoziati durati tutta la notte, verrà posto un tetto alle emissioni di gas HFC, che verranno ridotte gradualmente – si comincerà con un taglio del 10% – a partire dal 2019 dai Paesi industrializzati, compresi Europa e Stati Uniti. Oltre 100 paesi in via di sviluppo, inclusa la Cina, seguiranno entro il 2024. Un piccolo gruppo di Paesi, inclusa l’India e il Pakistan, hanno sostenuto che le loro economie hanno bisogno di più tempo per crescere e cominceranno a muoversi invece nel 2028. L’obiettivo finale sarà arrivare a una riduzione delle emissioni dell’85% entro il 2036. Sono previste sanzioni per chi non rispetterà le scadenze convenute.

LE ASPETTATIVE DELLE ORGANIZZAZIONI PER LA DIFESA DELL’AMBIENTE

Le organizzazioni mondiali per la difesa dell’ambiente avevano sperato che l’accordo avrebbe potuto ridurre il surriscaldamento globale di mezzo grado entro la fine di questo secolo, mentre secondo il presidente dell’Istituto per la governance e lo sviluppo sostenibile, Dur wood Zaelke, questo obiettivo verrà centrato solo al 90%.

L’IMPATTO DELL’ACCORDO DI KIGALI

Nonostante i colloqui condotti nella capitale del Ruanda non abbiano ricevuto la stessa attenzione e non abbiano avuto la stessa risonanza dell’intesa storica siglata a Parigi, l’impatto potrebbe essere ugualmente, se non addirittura più importante nella lotta contro il surriscaldamento del pianeta.

Il nuovo accordo, infatti, potrebbe evitare un riscaldamento di 0,5 gradi in questo secolo. L’accordo, ha detto David Doniger del Natural Resources Defense Council, «equivale a fermare le emissioni di CO2 di tutto il mondo per oltre due anni».

LE REAZIONI DI KERRY E UNEP

«Non è frequente avere l’opportunità di ottenere una riduzione di 0,5 gradi tramite l’adozione di un solo accordo globale», ha commentato il segretario di Stato americano, John Kerry, dopo l’adozione della modifica del protocollo. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), questa modifica è «il più grande contributo del mondo» agli accordi del vertice sul clima di Parigi dell’anno scorso. «L’anno scorso a Parigi si è promesso di mantenere il mondo sicuro dagli effetti peggiori del cambiamento climatico. Oggi noi portiamo a compimento questa promessa», ha detto il direttore esecutivo di Unep, Erik Solheim.

L’IMPORTANZA DEL PROBLEMA LEGATO AI GAS HFC

I gas HFC non hanno mai catalizzato particolare attenzione ma – spiega il Washington Post – sono molto importanti: «Quando il protocollo di Montreal eliminò gradualmente i clorofluorocarburi, che stavano distruggendo lo strato di ozono del pianeta, i produttori industriali hanno dovuto trovare una sostanza chimica sostitutiva da utilizzare come refrigerante e in altre applicazioni industriali»

Così sono stati adottati i HFC, «meno dannosi per l’ozono, ma così come i CFC, potenti agenti di riscaldamento globale. I prodotti chimici, infatti, sono molto più potenti del biossido di carbonio in un quadro temporale di 100 anni per quel che riguarda il riscaldamento dell’atmosfera», spiega il quotidiano americano. «È successo, perciò, che un’enorme crisi ambientale è stata, di fatto, sostituita da un altro grosso problema ambientale».

COME È NATO L’ACCORDO

Come spiega il New York Times, «l’accordo è nato in parte perché il presidente Barack Obama ha cercato di far diventare il protocollo di Montreal una priorità per la Casa Bianca». L’accordo, spiega il quotidiano, «è anche coerente con gli sforzi di Obama di promuovere il suo programma per contrastare il cambiamento climatico utilizzando modi “creativi” per aggirare i veti e le ostilità del Congresso».

Il presidente americano ha aperto la strada per l’accordo raggiunto questa notte nel 2013, «durante una riunione con il presidente cinese, Xi Jinping, presso la tenuta di golf Sunnylands in California». Allora i due leader decisero di dare priorità a un accordo per ridurre l’uso di HFC, «una grande concessione dalla Cina, che è il più grande produttore al mondo di HFC», spiega il quotidiano americano. «Da allora, le aziende americane e cinesi hanno aumentato la produzione di prodotti chimici sostitutivi, diventando i portabandiera di questa rivoluzione».


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