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Israele ha chiesto aiuto al Vaticano per la risoluzione Unesco su Gerusalemme

Israele chiede aiuto al Vaticano contro l’Unesco: tutta colpa di un voto dell’agenzia culturale Onu che nega un legame culturale ebraico alla Città vecchia di Gerusalemme. Da qui l’ira di Tel Aviv, a cui si sono aggiunti anche gli Stati Uniti d’America e gruppi ebraici.

È per questo che, scrive il quotidiano online Arutz Sheva, Tel Aviv ha chiesto alla Santa Sede di impedire l’approvazione definitiva della risoluzione. Per questo motivo l’ambasciatore israeliano in Vaticano, Oren David, ha contattato in questi giorni monsignor Antoine Camilleri, Sottosegretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Praticamente il viceministro degli esteri del Vaticano (l’attuale è invece l’arcivescovo Paul Richard Gallagher).

La richiesta: intervenire perché la Santa Sede faccia moral suasion convincendo gli Stati membri dell’Unesco a votare contro la risoluzione della discordia. Perché è vero che la Santa Sede non è Stato membro Onu, ma solo Osservatore; però è innegabile il suo peso diplomatico. Da qui la scelta di Tel Aviv.

La risoluzione Unesco di cui stiamo parlando, e che ha suscitato l’ira israeliana, è stata votata a Parigi alcuni giorni fa. Un documento che per gli israeliani è sostenuto dai palestinesi e che ha ricevuto 24 voti a favore contro 6 contrari e 26 Paesi astenuti. Il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat si è detto “oltraggiato” dal voto, che per lui “nega migliaia di anni di legame ebraico al Muro Occidentale di Gerusalemme”. Alla fine è intervenuto anche il primo ministro Benjamin Netanyahu: “Dire che Israele non ha alcun legame al Monte del Tempio è come dire che la Cina non abbia a che fare con la Grande Muraglia o l’Egitto con le Piramidi”. Poi l’affondo: “Con questa decisione assurda, l’Unesco ha perso quel po’ di legittimità che le era ancora rimasto”.

La risoluzione Unesco si riferisce ai luoghi santi in arabo parlando di: “Moschea di Al-Aqsa/Al-Haram Al-Sharif (il Monte del Tempio, N.d.R.) e sue adiacenze”. Il Monte del Tempio è indicato così: “Un luogo santo islamico di culto ed una parte integrale di un luogo culturale patrimonio dell’umanità”. Il documento si occupa prevalentemente di Gerusalemme, ma menziona anche Hebron e Betlemme come luoghi culturali musulmani.

A questo punto il governo israeliano ha deciso di intervenire contattando la Santa Sede. Oren riferisce sempre Arutz Sheva, ha precisato a monsignor Camilleri che l’approvazione del testo incriminato urterebbe gli interessi cristiani a Gerusalemme così come quelli ebraici. In effetti tra gli interessi cattolici in loco non c’è solo la beatificazione di Pio XII, nel mirino di presunti silenzi innanzi all’Olocausto e da tempo snodo delicato dei rapporti tra Israele e Vaticano; ma anche l’assetto fiscale della Chiesa in Terrasanta e così via. Temi di dibattito molto sentiti da ambo le parti.

Malgrado un gruppo di membri del Congresso americano abbia spedito una lettera all’Unesco chiedendole di non provare a riscrivere la storia, anche il presidente israeliano Reuven Rivlin ha detto la sua: “Nessun forum o organizzazione al mondo può negare il legame tra il popolo ebraico, la terra d’Israele e Gerusalemme. E tale organizzazione che facesse questo finirebbe soltanto per mettere in imbarazzo se stessa”. Unesco avvisata.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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