I simboli sono arrivati e, nonostante in molti avessero detto no ai cosiddetti “partiti personali”, i nomi dei leader appariranno regolarmente su almeno una parte delle schede per le elezioni politiche. Unica eccezione il Partito Democratico, dove Bersani ha confermato la propria linea, lasciando nel simbolo solo il logo del Pd. In questo caso dunque non compare il nome del candidato premier della coalizione di centrosinistra, mentre compare, sui simboli di lista di Sel, quello del suo alleato e rivale sconfitto alle primarie Nichi Vendola.
Situazione opposta, invece, sul fronte del centrodestra: nel simbolo del Pdl per le circoscrizioni italiane compare infatti la dicitura “Berlusconi presidente, benché il Cavaliere non sia stato indicato come candidato premier. La Lega, dal canto suo, ha inserito nel simbolo il nome del suo leader, Roberto Maroni, e in uno dei simboli esposti al Viminale fa capolino anche un “Tremonti”, candidato presidente del Consiglio che sarebbe gradito agli ex “barbari sognanti”, ora di nuovo alleati, chissà se pienamente soddisfatti, di Berlusconi.
Nel campo dei centristi, dato per assodato che Monti è il capo della coalizione e il suo nome, peraltro anche clonato, domina il simbolo della lista unica, i singoli partiti hanno messo a caratteri cubitali i nomi dei rispettivi leader: e dunque ecco Gianfranco Fini per Futuro e Libertà e Pier Ferdinando Casini per l’Unione di centro.