Due giorni dopo l’elezione di Donald Trump, l’arcivescovo José Gómez ha promosso un incontro di preghiera interreligioso nella sua cattedrale di Los Angeles. Nell’omelia ha rassicurato gli immigrati privi di documenti regolari che la Chiesa continuerà a sostenerli.
Cinque giorni dopo l’arcivescovo è stato eletto vice presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (qui l’articolo di Formiche.net). Mantenendo la consuetudine, a essere promosso presidente è stato l’ex vice. In questo caso il cardinale Daniel Di Nardo (nella foto), arcivescovo di Galveston-Houston. Entrambi sono conservatori in dottrina e progressisti sull’immigrazione.
“Tutti sono d’accordo che il nostro sistema di immigrazione si è rotto e ha bisogno di una riforma. Più di 2 milioni di persone sono state deportate negli ultimi otto anni e la stragrande maggioranza non sono criminali. Stiamo dividendo le famiglie e puniamo i bambini per gli errori dei genitori”. Così Gómez, già a inizio 2016.
Membro dell’Opus Dei, nel 2011 l’arcivescovo ha ereditato la diocesi di Los Angeles, travolta dagli scandali dei preti pedofili e sull’orlo della bancarotta per i risarcimenti milionari riconosciuti alle vittime. Il 31 gennaio 2013 Gómez ha sollevato da tutti gli incarichi pubblici il predecessore, il cardinale Roger Mahony, perché accusato di avere insabbiato 129 casi di pedofilia da parte di sacerdoti.
Alla vigilia delle elezioni presidenziali l’arcivescovo si disse tranquillo: comunque vada, Cristo è il re. Leggeva “due segni dei tempi”. Oltre al secolarismo e la resistenza alla libertà religiosa delle élite al governo, la “crisi della persona umana”. Ricordava “l’ideologia di genere e il matrimonio omosessuale come parte del falso umanesimo promosso nella cultura americana”, sottolineando la scarsa attenzione agli emarginati, migranti e senza tetto. “Non abbiamo intenzione di ripristinare i valori religiosi dall’alto”, aggiungeva, sottolineando che “l’identità di ogni persona è fondata in Cristo non nella sua appartenenza politica”.
In maggio aveva precisato che se tanti sono i problemi di ingiustizia sociale, quella fondamentale è “l’uccisione di innocenti attraverso l’aborto e l’uccisione dei malati e degli indifesi attraverso l’eutanasia”.
Anche sul fronte eutanasia, legale in California dal 2015, emerge la preoccupazione per gli emarginati: “Sappiamo che le famiglie povere e gli immigrati non hanno accesso a servizi sanitari di qualità. In un sistema del genere il via libero al suicidio assistito sarà rapidamente l’unica opzione di trattamento per i nostri fratelli più vulnerabili”.
Nel giugno 2015, a poche ore dalla sentenza della Corte suprema che stabiliva che tutti gli Stati Usa devono permettere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non ha esitato a definire il provvedimento “preoccupante”: “Non si capisce come un giudice possa sentirsi autorizzato a riscrivere la definizione di matrimonio”.
Stando alla prassi, come vice appena eletto, Gómez tra tre anni potrebbe diventare presidente della Conferenza episcopale Usa. Il primo latinos in quel ruolo. Al concistoro del 19 novembre, Papa Francesco creerà 17 nuovi cardinali, di cui tre americani. Ma non l’arcivescovo di Los Angeles.
COSA PENSA DI NARDO
Appena eletto presidente dei vescovi Usa, il cardinal Di Nardo ha messo in chiaro che l’episcopato sarà irremovibile sulla difesa “di tutte le persone vulnerabili, tra cui i non nati e gli immigrati”. Parlando con Crux si è definito “un prete tradizionale” respingendo come “folle” l’idea che la sua elezione sia un avvertimento al Papa. Ha quindi indicato tre priorità: la riforma carceraria, le questioni pro-vita (dall’aborto alla pena di morte), e l’immigrazione.
Nel 2011 ha scritto due lettere al Congresso, contro l‘aborto e per il diritto di coscienza nei provvedimenti dell’Obamacare. In più occasioni ha richiamato i politici ad essere “voce per tutte le persone, comprese quelle che non sono ancora nate”.
Paladino della famiglia uomo-donna ha criticato, come il confratello Gómez, la sentenza della Corte suprema sul same sex marriage – “Nessun giudice può fare vero ciò che è falso” – e parlando di bambini ha ricordato il loro diritto “a conoscere e ad essere amati da un padre e una madre”.
Tra i cardinali che scrissero al Papa una lettera di preoccupazione sull’andamento dei lavori del Sinodo sulla famiglia è contrario all’apertura della comunione ai divorziati risposati.