Gli oltre 34mila elettori di San Marino (per la precisione 34.031, di cui ben 11.579 residenti all’estero, la stragrande maggioranza di Italia) sono chiamati oggi al voto per le elezioni politiche che rinnoveranno il Consiglio Grande e Generale, il Parlamento della Repubblica sul Monte Titano, il quale poi a sua volta esprimerà il nuovo Governo. Le urne resteranno aperte fino alle 22, quando inizierà lo scrutinio dei voti con l’assegnazione dei seggi su base proporzionale all’interno di un unico collegio.
IL QUADRO POLITICO SAMMARINESE
Per certi versi, dando occhiata a quanto accade nel piccolo staterello sulle colline tra la Romagna e le Marche, sembra di respirare aria da Prima Repubblica italiana. Vuoi per la legge elettorale proporzionale, vuoi per i nomi di alcuni partiti, dai democristiani ai socialisti (alleati) che riecheggiano quelli che per decenni hanno occupato il Parlamento di Roma, vuoi anche per la frammentazione del quadro politico.
Tre le coalizioni in campo: da una parte Adesso.sm che riunisce Repubblica futura, Civico 10 e Sinistra socialista e democratica; dall’altra San Marino prima di tutto, lo schieramento che rappresenta alcune forze politiche del Governo uscente, composto da Partito democratico cristiano sammarinese (Pdcs), dal Partito socialista (Ps), Partito dei socialisti e dei democratici (Psd) e dalla lista Sammarinesi. In mezzo la coalizione Democrazia in movimento, che annovera il movimento civico Rete e il Movimento democratico San Marino Insieme. Non vanno poi dimenticate le due liste autonome e non coalizzate: Lista delle persone libere e Rinascita democratica sammarinese.
LA SITUAZIONE ECONOMICA
La crisi economica sul Titano ha picchiato duro. Nel 2011 la flessione dell’andamento del Pil era arrivata a segnare un drammatico -9,50% rispetto all’anno precedente. “San Marino – ha spiegato Kazuko Shirono, dirigente giapponese del FMI che nel marzo scorso ha condotto la missione sul Titano insieme ad Alexander Tieman – ha perso un terzo del suo output da quando è cominciata la crisi finanziaria globale, perdita che rappresenta la più grande statisticamente in tutta Europa. La causa principale è stata la flessione economica del grosso settore finanziario di San Marino che si è verificato in parte a causa delle enormi uscite di depositi bancari da parte di non residenti. L’altra grossa causa è stato il calo della domanda da parte di partner europei”.
Tuttavia, nel 2015 si è registrata un’inversione di tendenza, con il trend del Pil positivo. E per il 2015 e il 2016, le stime del FMI parlano di crescita di + 1% e +1,1%, senza dimenticare che negli ultimi quattro anni il reddito medio annuale delle famiglie sammarinesi è tornato a salire da 38.753 euro a 41.750 euro. Per il futuro, ha precisato la responsabile missione del FMI, non può essere abbandonata la strada delle riforme. “Le riforme strutturali sono importanti in supporto degli obiettivi di diversificazione dell’economia che le autorità si sono preposte – ha aggiunto Shirono -. In particolare, San Marino deve continuare a migliorare il suo clima economico e liberalizzare il mercato del lavoro. Simili cambiamenti serviranno a rimettere in sesto l’economia mirando a settori non finanziari e industria. San Marino ha già fatto molto progresso in queste aree”.
L’ANALISI DEL PROF. ZAMAGNI
A pochi giorni dalle elezioni, da un economista cattolico originario della vicina Rimini come il prof. Stefano Zamagni sono arrivate alcune importanti indicazioni per San Marino. A partire dall’invito a “modificare la cultura della rendite”. “Per cambiare un provvedimento – ha detto il docente universitario all’Ateneo di Bologna – basta un atto di governo, ma per cambiare le mappe cognitive di una comunità ci vuole tempo. Occorre uno sforzo culturale di ampio respiro, che San Marino può compiere puntando anzitutto sull’educazione nelle scuole e soprattutto sull’Università”. Zamagni ha poi suggerito alla piccola Repubblica di “trovare una sua strategie di business”. “Una volta abbandonata la strada imperniata sui servizi finanziari – ha specificato -, tenuto conto che il turismo può ancora crescere ma non oltre i limiti strutturali segnati dalla capacità ricettiva, tenuto conto che anche il settore agricolo non può crescere più di tanto, bisogna che San Marino trovi una sua collocazione nella divisione internazionale del lavoro. Penso alla Quarta rivoluzione industriale, l’industria 4.0. Oggi questa rivoluzione è in grado di consentire anche a un Paese come San Marino di ospitare attività ad alto valore aggiunto”.