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Referendum: il Nord vota SI, il Sud vota NO. Scontro tra chi fa e chi non fa

autonomia

Voterò SI al referendum. La ragione principale è evitare l’indebolimento del governo in modo da favorire, per quel che è possibile, la stabilità.
Quanto alla riforma in sé, le semplificazioni appaiono assai poco robuste quanto le obiezioni mosse dai detrattori.
La battaglia referendaria è, dunque, questione esclusivamente politica e merita alcune importanti considerazioni.
La lunghissima campagna verso il voto del 4 Dicembre, ha polarizzato il paese mostrando due schieramenti “politici” molto diversi: più compatto e omogeneo quello del SI, più variegato e improbabile quello del NO.
Chi fa, chi è costretto a darsi da fare per produrre reddito, sta dalla parte del SI. Chi non fa, a volte perché ha poco da fare, chi ha una condizione di lavoro protetta e tutelata, chi è in attesa di sussidi – il reddito minimo di cittadinanza ad esempio – sta dalla parte del NO. Un esempio? Basta guardare alla Sicilia dove si prepara il 61-0 del NO sul SI. Basta guardare al Piemonte dove, a Torino, il sindaco Chiara Appendino si guarda bene dall’associare la sua immagine “fattiva” allo scontro referendario pur essendo stata eletta tra le file del movimento cinque stelle.
Chissà se Salvini e Berlusconi, l’ordine non è casuale, hanno fatto bene i conti, tenendo nella giusta considerazione questo fatto. Chissà se Berlusconi, che non vuole dare ascolto a Parisi, si rende conto che schierandosi per il NO perderà il contatto con quella che era la base elettorale di Forza Italia: le partite iva e gli industriali brianzoli e bresciani. La geografia referendaria è semplice: NO a Sud, SI a Nord.
Difficile dire chi uscirà veramente vincitore dalle urne. Perché, indipendentemente dall’esito, non è detto che vincere corrisponda ad aumentare la propria base elettorale.
Agli pseudo-leader del NO, non pentastellati, rimane il solo obiettivo di mandare fuori strada Renzi secondo il più classico dei “Muore Sansone con tutti i filistei”. Il referendum, comunque vada, avvantaggerà solo il movimento cinque stelle che verrà a coincidere con il vero partito della nazione: il popolo contro e per lo status quo. Il partito dell’assistenzialismo, l’unico trasversale in Italia.


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